Le tre forme della razionalità epistemica (p19)

Le forme della razionalità umana e divina sono le seguenti:

- razionalità dialettica (1);
- razionalità scientifica (2);
- razionalità epistemica (3).

1. Questa razionalità riguarda l'esistenza pura, è di tipo logico e matematico e sta alla base della matematica (che non è propriamente una "scienza": sono infatti evidenti le differenze tra la logica e la matematica, da un lato, e le scienze naturali dall'altro). La logica e la matematica, quindi, saranno utili (e lo sono) sia alle scienze naturali, che alla metafisica;
2. La razionalità scientifica sta alla base delle scienze naturali (tutte incorporate nella cosmologia);
3. La razionalità epistemica, che include le altre due forme di razionalità (per cui, come il cosmo fisico è una derivazione linguistica dell'essere metafisico, così la scienza è una derivazione della metafisica), è razionalità di tipo teologico (dove Dio non è inteso innanzitutto come un soggetto etico e religioso - concetto, questo, che riguarda solo il secondo sistema -, ma come l'Ente posto al centro della riflessione epistemica, perchè punto di convergenza di ogni pensiero: il pensiero di Dio non è parallelo, ma convergente).

Nota
"Convergente" significa obbligato. Ogni pensiero sulla realtà, se volto alla conoscenza della realtà, se non contempla l'ipotesi di Dio, è un non-pensiero. Questo "Dio" è il Dio dei laici (a-etico e a-religioso: primo e terzo sistema), non è solo il Dio dei sacerdoti (etico e religioso: secondo sistema) (un sacerdote è comunque sempre anche un laico, e infatti è sottoposto alle leggi dello stato: il prete incorpora la laicità, il laico non incorpora la consacrazione). Come l'uomo è il fine della scienza, così Dio: Dio è lo strumento terminale del pensiero, necessario all'auto-comprensione dell'uomo. L'etica e la religione sono condizioni "accidentali" legate al secondo sistema che, comportando la mortificazione del desiderio, bloccano o comunque  interferiscono negativamente con il più desiderabile concetto di Dio (descritto nel terzo sistema: a-etico e a-religioso).
ll modo con cui la scienza deve accostarsi al concetto di Dio è di tipo aristotelico. Il Magistero (storicamente soggetto al nichilismo teologico, non in sede di definizione dogmatica, ma in sede della sua interpretazione teoretica) concepisce il Dio di Aristotele come "freddo", in opposizione al Dio "caldo" cristiano, che è "Amore". Invece il Dio cristiano è lo stesso Dio di Aristotele, che riserva il suo calore ai beati (egoismo e narcisismo interiori, e quindi altruismo), e la sua freddezza ("greca") ai dannati (egoismo esteriorizzato).
Una più efficace rappresentazione artistica del volto di Cristo è dato dai volti delle statue dei filosofi greci. La raffigurazione di Cristo dell'arte cristiana è inadeguata: questo "Gesù" è quello storico, ma l'episteme si volge alla conoscenza non del Cristo storico- contingente (cioè dell'agape), bensì del Cristo (o, meglio, dell'Episteme) che precede la Creazione e che segue la Creazione (successivo all'apocatastasi), il cui volto è simile alla più "fredda" delle statue greche (il calore è interno e non traspare nel volto).
Questo è il Cristo dell'eros, tenuto conto che:

- dal punto di vista salvifico, l'uomo si trova collocato secondo sistema e quindi vige l'etica cattolica (con le correzioni epistemiche, date dalla dottrina esorcisita, in base a cui il bene e il male si identificano, sotto certe condizioni);
- dal punto di vista conoscitivo, l'uomo può attingere ad una rappresentazione di Dio di tipo non-salvifico, ovvero associata al primo e al terzo sistema;
- è contemplata l'iconoclastia nel tempo di poco precedente la Parusia (cessazione volontaria dell'arte);
- questa fase è preceduta da un tempo di ritorno all'arte-cristiana-penitenziale (rappresentazione di Cristo come il "Buon Pastore") e dal tramonto dell'episteme (e dello stato/tecnica).

L'esasperazione storica dell'etica è una forma di nichilismo, teso ad anticipare l'idea del ritorno di Cristo.