proposizioni sulla trascendenza di dio
ai significati dati se ne aggiungono due:
 
1.] la trascendenza di dio [che, si ripete, non è nell’episteme relativa al rapporto tra dio e creato] è dio come unione tra dio determinato dall’esistenza estesa/dio_esteso [o dio dall’alto] [seguirà schema] e dio determinato dall’esistenza puntiforme/dio_puntiforme [o dio dal basso];
2.] la trascendenza di dio è l’unione tra il dio del campo protonico [dio_astratto] e il dio del campo ontologico_divino [dio_spirito]. dio non può raggiungersi dallo spirito [dal basso] all’astratto [all’alto], in modo sostanziale, ma tale differenza si potrebbe porre comunque dentro lo spirito, come distanza tra dio e dio [cioè tra dio_astratto e dio_spirito, dentro dio_spirito], e come dio inteso quindi come compensazione di tale distanza [un dio ponte, di qui la fuga di dio da dio, ovvero la sua trascendenza, intesa come iper_infinità_spirituale], compensazione posta dentro dio_spirito.
 
nota
 
ne consegue che anche l’immanenza di dio riguarda dio_spirito, dio inteso ora come infinità semplice. si ribadisce che il creato è infinitesimale rispetto all’infinità di dio_immanente, a sua volta infinitesimale rispetto a dio_trascendente. la trascendenza di dio è auto_trascendenza, come carattere che dio ha rispetto a se stesso e al principio. l’episteme ha interessi diversi rispetto all’impostazione classica del concetto di trascendenza di dio. questa è intesa come diversità di dio dal creato, perché l’uomo tende a identificare dio con l’universo che gli appare [come nello spinozismo]. ma poi questo universo diventa gli infiniti universi degli infiniti mondi di bruno e della cosmologia_contemporanea. ecco dunque che la preoccupazione dell’episteme è di rendere infinitesimale il creato [di infiniti cosmi] rispetto a dio, che tutto lo copre epi_stemicamente [avendolo creato], per cui non è più possibile quella identificazione [che appare errore anche solo in base alla moltiplicazione del cosmo spinoziano], e allora la trascendenza di dio può/deve essere definita non più rispetto al creato, a cui dio è diverso anche solo perché lo crea, lo copre dall’alto, lo scavalca, essendo ad esso esterno. l’episteme rivaluta il concetto di trascendenza, dopo aver distinto dio dal creato in relazione alla loro differenza di rapporto con il principio: dio deriva dalla necessità, il creato deriva dalla necessità solo con la mediazione della creazione di dio.