proposizioni su di una dimostrazione ricavata dalla precente dimostrazione
[23/09/2008]
è possibile forse ricavare una seconda dimostrazione dalla dimostrazione riportata nel paragrafo precedente, in cui si sono dette le seguenti due proposizioni:
 
1.] “l’oggetto è termine che denota, secondo necessità, primariamente la necessità”.
2.] “… alla parola “oggetto” [termine necessario denotante necessariamente la necessità] …”.
 
la dimostrazione è così costruita:
 
1.] se “oggetto” è parola che denota necessariamente la necessità, esiste allora il linguaggio [la parola] necessario.
2.] conseguentemente:
 
a.] poiché esiste il linguaggio, esiste un soggetto, perché la parola è per il pensiero [soggetto].
b.] poiché questo linguaggio è necessario ed esiste necessariamente, esso è per un soggetto_necessario, e questo è dio.
c.] poiché, dunque, esiste il linguaggio della necessità, dio esiste, come il soggetto_necessario a cui viene necessariamente riferito l’uso di questo linguaggio [che nel presente testo è usato anche dall’uomo].

nota critica [26/09/2008]
 
nella presente dimostrazione si dice che “… questo linguaggio … esiste necessariamente” [punto b.] di 2.] del secondo elenco di punti]. una obiezione a questo punto b.] potrebbe dire che esiste il linguaggio della necessità, ma esso non esisterebbe necessariamente, bensì solo in relazione all’esistenza dell’uomo, la quale è contingente [non eterna e necessaria]. a questa obiezione si risponde [attraverso un ragionamento non tutto dimostrato], che l’esistenza dell’uomo è contingente, ma il linguaggio dell’uomo denota la necessità [e, in essa, l’eternità], quindi la necessità, che non ha determinato necessariamente l’esistenza dell’uomo [avvenuta con la libera mediazione creatrice di dio], ha però determinato necessariamente la possibilità dell’uomo e il linguaggio dell’uomo [e ogni carattere dell’uomo], una volta venuto all’esistenza, ma anche prima, come possibilità di ciò che può venire all’esistenza in un modo unico [essendo l’uomo a immagine di dio]. quindi, il linguaggio dell’uomo esiste eternamente [come possibilità], come la possibilità dell’uomo. questo linguaggio, essendo linguaggio dell’eterno, deve allora appartenere anche a un soggetto eterno [dio], e non solo all’uomo. non è, infatti, possibile [questa impossibilità deve essere dimostrata, ma è già accolta dall’intuizione] che esista la mera possibilità di un linguaggio dell’eterno solo per la possibiltà dell’uomo, a cui unicamente andrebbe riferito questo linguaggio [che è relativo alla necessità, mentre l’uomo è contingente], senza che, riferendosi questo linguaggio alla realtà eterna, che precede temporalmente e eternamente l’esistenza dell’uomo, esso non appartenga anche ad un soggetto che sia eterno [dio], il quale cioè esista dall’eterno parallelamente all’eternità, cui si riferisce questo linguaggio.
riassumendo:
 
a.] la necessità esiste e, con la comparsa dell’uomo, esiste anche, nell’uomo, il linguaggio che denota la necessità.
b.] con la possibilità dell’uomo esiste, dall’eterno, anche la possibilità di questo linguaggio.
c.] ma poiché esso denota l’eterno, che precede eternamente l’esistenza dell’uomo, questo linguaggio, prima dell’esistenza dell’uomo, non poteva costituire solo una possibilità per l’uomo futuro, ma deve essere anche l’attualità [esistenza effettiva] di un linguaggio dell’eterno, da riferire ad un soggetto che sia eterno [dio], come eterno [e precedente l’uomo] è l’oggetto denotato da tale linguaggio.