nota_2: due tesi tipiche della filosofia della storia di severino
altre due tesi tipiche della filosofia della storia di severino sono le seguenti:

prima tesi_a.] la storia dell'umanità è la storia della volontà di potenza. essa evoca il divenire per liberare la potenza [è questo il "peccato originale" dell'occidente, secondo severino], questa si incarna negli immutabili [dio, la storia, l'episteme, la tradizione, l'occidente, il progresso, e le ideologie, come il comunismo e il capitalismo] anche per controllarla, infine gli immutabili, tra cui dio [proiezione della volontà di potenza umana, secondo feuerbach], sono oggi tolti, perchè il controllo della potenza [che anche incute timore, presentandosi come minaccia] è più frustrante della liberazione, liberazione della potenza che infine si incarna nella tecnica, estrema fonte del divenire controllata dall'uomo, che dà/garantisce all'uomo la potenza del divenire.

critica

le tesi di severino sono costruite utilizzando e reinterpretando le filosofie di nietzsche e di heidegger, e con ciò offrendo non solo uno sguardo originale sulla storia, ma anche paradigmatico e quasi-epistemico, perchè si avvicina al vero. è indubbio infatti che l'uomo ha smarrito l'autentico senso dell'essere [lo si vede nelle dispute tra gli scienziati, alcuni dei quali dicono che l'organismo umano e la vita provengono dal caso, mentre altri sostengono che il caso non può dare luogo all'ordine: se questa seconda tesi - come si ritiene - è corretta, la prima è evidentemente frutto di una concezione nichilistica dell'essere, in cui la forma e l'essenza viene fatta generare, non dalla necessità, ma dal caso]. questo smarrimento non è casuale, ma risponde a una precisa ragione: solo se la vita [l'evoluzione] è casuale, essa è infinitamente manipolabile e quindi potenziabile. invece, se c'è un ordine nella natura, l'uomo potrebbe risultare [per la scienza] rischiosamente mortale in modo definitivo, ciò che il non-credente non può accettare. ecco quindi che lo smarrimento dell'autentico senso dell'essere è per la potenza: evocare il divenire perchè dal nulla possa emergere [grazia alla tecnica] l'imprevidibile, cioè anche forse il super-uomo, l'uomo-finalmente-dio. il "dio" della tradizione secondo severino può essere spiegato come scissione della potenza dell'uomo dall'uomo [alienazione secondo feuerbach] e come modo per controllare la minaccia della potenza dell'uomo. la critica a questa concezione è già stata data: dio può essere anche lo strumento tramite cui l'uomo può realmente potenziarsi con il divenire e la tecnica, in paradiso, con la mediazione offerta da dio. in questo senso la storia dell'occidente è storia dello smarrimento dell'autentico senso dell'essere e della potenza, di un uomo che anzichè potenziarsi con dio, si potenzia contro dio, e per questo la potenza diventa anche minacciosa contro l'uomo. il fatto che dio protegga da questa minaccia non significa che dio non esista: dio esiste e offre all'uomo la sua protezione. la liberazione dagli immutabili incrementa la potenza della tecnica, ma come detto la tecnica rimane infinitamente impotente, perchè solo l'inautentica interpretazione del reale senso del divenire fa credere all'uomo che dal nulla possa uscire la potenza infinita che egli cerca nell'al di qua. l'uomo non deve rinunciare alla potenza, ma cercarla nell'al di là. 

seconda tesi_b.] le diverse ideologie della storia soccombono rispetto alla tecnica. questa è da esse inizialmente intesa come lo strumento per prevalere. le ideologie della storia lottano nella storia per prevalere, e il cristianesimo è una di esse. esse sono: il capitalismo, il comunismo, il cristianesimo, il liberlismo e il liberismo, il socialismo, le fedi religiose, il positivismo, l'evoluzionismo, ecc.. ogni ideologie è fondata su un suo ente immutabile, che per il capitalismo è per esempio il danaro e il profitto, e per il cristianesimo è dio. per prevalere [anche la chiesa, dice severino, vuole vincere la competizione con le ideologie] le ideologie si servono della tecnica, ma per vincere devono rendere questo iniziale strumento infinitamente potente. esse, come espressione degli immutabili, però, limitano l'incremento della potenza dello strumento, che è la tecnica, subordinandolo ai loro fini. ad esempio, la chiesa usa la tecnica per prevalere, utilizzando i mass-media, ma limita la ricerca genetica con la bioetica. ma - dice severino - limitando la potenza dello strumento impiegato per prevalere, che è la tecnica, le ideologie rischiano di soccombere rispetto alle altre ideologie. ecco quindi che esse lo incrementano, fino al punto da togliere i limiti etici a tale incremento, cioè fino a negare a se stesse quell'immutabile che era il fine della tecnica, e che frenava l'incremento della potenza della tecnica. avviene così il capovolgimento tra il fine e il mezzo: lo scopo, adesso, è l'incremento infinito della potenza del mezzo, che diventa il fine, allo scopo di prevalere, con esso, nella lotta tra le ideologie, e così queste perdono il loro senso, subordinando il loro fine iniziale, cioè l'immutabile di cui erano espressione, alla tecnica, che diventa così il loro fine supremo. inoltre - aggiunge severino -, le ideologie capiscono che la loro lotta con la tecnica, sempre più potente [che diviene l'arma atomica], rischia di farle soccombere e così di distruggere la tecnica stessa. per questo le ideologie cessano di lottare tra loro, e il loro scopo diviene soltanto quello di incrementare la potenza della tecnica, tutto questo perchè [si ricorda] l'uomo è costitutivamente potenza, volontà di potenza e ricerca dell'infinita potenza.     

critica

se una ideologia scambia il mezzo [la tecnica] per il suo fine, soccombendo ad esso e quindi facendo prevalere la tecnica all'immutabile, di cui l'ideologia era espressione, significa che il vincere era il reale fine inconscio, e che quindi quell'immutabile era da sempre subordinato alla potenza [il vincere]. così è per tutte le ideologie, ma non per il cristianesimo. un esempio che mostra come il cristianesimo ponga limiti alla tecnica è dato dalla reazione post-conciliare del magistero ad alcune novità emerse dopo il concilio vaticano secondo: è stata proibita la distribuzione della particola eucaristica [il fine] tramite robot o macchinette [la tecnica]. ancora: il messale non viene sostituito da un monitor: deve essere un libro di carta [cioè deve essere legato al passato, al "sacro"]. il clero, che ha la responsabilità del cristianesimo, non ha come scopo il prevalere sulle altre ideologie, ma lascia il prevalere a dio. esso non può utilizzare la tecnica [ad esempio i mass-media] per manipolare le coscienze allo scopo di catechizzare le masse, perchè la fede presuppone strutturalmente il suo libero accoglimento o rifiuto da parte dei singoli. inoltre, se il cristianesmo, che si serve della tecnica, incrementasse infinitamente la tecnica per prevalere, poichè dio è per definizione l'"infinita potenza", assumerebbe come suo scopo un "dio" [la tecnica infinitamente potenziata nell'al di qua] al posto dell'altro dio [quello che sta nell'al di là]. da qui deriva un aspetto di ambiguità nella fede dei credenti, soggetta al timore per la tecnica, laddove ci si persuade che la tecnica possa realmente rendere l'uomo immortale nell'al di qua, per cui il credente è soggetto a questa tentazione: di avere fede nella scienza e nella tecnica. conoscendo filosoficamente le leggi del divenire e la sacra scrittura, una corretta impostazione della questione antropologica saprebbe che la tecnica non può mutare la natura umana, come dice gesù, laddove egli dice che la tecnica non ha il potere di mutare l'uomo tramite la manipolazione genetica. per cui la questione antropologia riguarda solo il "sogno" della scienza, una non corretta concezione della volontà di potenza dell'uomo, e delle reali possibilità della tecnica, rispetto alla reale condizione della natura, delle sue leggi e di quelle del divenire. tutta la "questione severiniana" ruota attorno a questo concetto: severino dice "infinita potenza e infinito incremento di potenza", ma in realtà questa "potenza" e questo "incremento" sono e rimarranno [nell'al di qua] limitati, perchè così è stabilito dalle corrette leggi del divenire.