proposizioni sulla duplice natura della regalità di cristo
1.] la sovranità di gesù è sia spirituale [chiesa] sia temporale [stato], cioè anche politica. incrociando i seguenti passi biblici …
 
a.] gv 18, 37: “… io sono re”;
b.] gv 18, 36: “… il mio regno non è di questo mondo”;
c.] gv 19, 11: “tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall’alto”;
d.] mt 22, 21: “rendente dunque a cesare quello che è di cesare e a dio quello che è di dio”;
 
2.] … si può ricavare questa concezione della regalità di cristo:
 
a.] il potere di cristo è anche politico;
b.] il suo regno “non è di questo mondo” non nel senso che il potere di cristo non si esercita nel mondo terreno, ma nel senso che la sovranità degli stati deve spostarsi da questo mondo [esterno] al mondo interiore, cioè deve farsi anch’essa soprannaturale [in senso politico].
c.] anche gli stati, nel mondo terreno, devono esercitare una sovranità nel nome di cristo che “non sia di questo mondo”, cioè che si eserciti sulle volontà interiori e “spirituali” [spirituale in senso psicologico] dei singoli cittadini.
 
3.] infatti [segue esegesi dei singoli passi]:
 
a.] gv 18, 37: “… io sono re”. il “re” è concetto innanzitutto politico, non sacerdotale.
b.] gv 18, 36: “… il mio regno non è di questo mondo”. ciò significa che gesù indica a pilato di spostare la sua sovranità [quella dell’impero romano] da “questo mondo” [di cui principe è il maligno: gv 14, 30; gv 16, 11] all’altro mondo, cioè a quello interiore, ma non solo in senso spirituale, bensì anche politico. non è infatti possibile che, mentre la sovranità della chiesa è perfetta, la sovranità degli stati si eserciti “in questo mondo”.
c.] gv 19, 11: “tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall’alto”. questo “alto” non è solo l’imperatore, che ha dato potere a pilato, ma è dio, dio che dona il potere politico e la sua legittimità;
d.] mt 22, 21: “rendente dunque a cesare quello che è di cesare e a dio quello che è di dio”. quello che è “di cesare” non viene dal maligno, ma viene anch’esso da dio, cioè da cristo.
 
4.] è posta la questione se il diritto, come dottrina della sovranità, parta dalla sovranità umana [quella dell’anima], oppure dalla sovranità divina [di cristo sull’uomo], che la precede. quest’ultima, se il diritto parte dalla sovranità umana, appartiene al meta-diritto [diritto specificamente divino], come diritto teologico.
5.] la concezione tradizionale cristiana, secondo cui il regno di dio non è politico ma solo spirituale, intende negare validità alla teocrazia [negazione che appare corretta], teocrazia per la quale si intede per “potere politico di cristo” l’esercizio del potere temporale da parte della chiesa. invece, secondo una concezione corretta del diritto, il potere politico [temporale] di cristo viene esercitato direttamente dallo stato [antropocrazia, essendo cristo uomo].
6.] nella concezione cristiana tradizionale è espressa, inoltre, la preoccupazione secondo cui affermare che cristo abbia anche potere politico comporterebbe una possibile “rivoluzione politica” da parte dei cristiani, preoccupazione corretta in quanto cristo nega la legittimità di una tale “rivoluzione”, quando dice che “… se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai giudei …” [gv 18, 36]. in queste parte di gesù sono espressi due pensieri:
 
a.] la negazione che il cristiano debba conquistare il potere.
b.] l’affermazione che il potere di cristo è, però, comunque anche politico, perché ha comunque la natura di un potere, per cui si “combatte” [“combattuto”], cioè è anche un potere temporale, e non si combatte per esso solo perché “… il mio regno non è di quaggiù …” [gv 18, 36].
 
7.] per la corretta dottrina del diritto, il potere dello stato discende da dio [gv 19, 11; mt 22, 21], perché non può esistere potere senza legittimità, e non può esistere legittimità che non derivi da cristo [dice gesù: “chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde” (mt 12, 30)].
 
nota
 
esiste una legittima “autonomia delle realtà terrene”. l’alleanza cristiana tra l’uomo e dio è anche politica, nel senso che il regno cristiano deve garantire la libertà dell’uomo e, contestualmente, la signoria di gesù [“cristo regni”]. questa libertà dell’uomo potrebbe garantire un peccato dell’uomo contro dio [mt 12, 31], purchè questo peccato non sia contro l’uomo [gn 9, 5]. inoltre il peccato consentito dallo stato non può essere contro la vita [gn 3, 22-24], nè contro lo spirito [mt 12, 32]. ciò non significa che compito dello stato è salvare l’anima dell’uomo dal giudizio di dio, ma esso consiste nel mettere in grado l’uomo di poter salvare se stesso: lo stato deve, cioè, educare l’uomo alla virtù, e poi lasciarlo libero [di salvarsi da solo].