ipotesi per l’interpretazione epistemica della filosofia di severino
[20/08/2008]
 
1.] severino dà una corretta interpretazione della concezione occidentale, comune e filosofica del divenire, inteso come “uscita dell’ente dal nulla e entrata dell’ente nel nulla”. ma questa interpretazione non può consistere nell’essenza [corretta definizione] del divenire, perché può uscire dal nulla solo qualcosa, ma nel nulla non esiste niente, e quindi nulla può uscire da esso. severino dice che, anche per questo, il divenire è follia, si dice invece che il divenire può esistere, e consistere in una definizione diversa, che lo renda possibile.
2.] la creazione [in senso cristiano] presuppone il divenire, e così la salvezza [intesa come nuova creazione], e anche la dannazione, richiamata per spiegare la violenza.
3.] severino nel conscio nega il divenire, e l’occidente appare come l’inconscio di severino, l’incremento della cui potenza mira a incontrare e a unirsi al conscio, dove sta la negazione severiniana del divenire e la contemplazione dell’eternità del tutto e anche di tale incremento di infinita potenza.
4.] l’incremento dell’infinita potenza del divenire è l’essenza della salvezza cristiana, che avviene nell’al di là, e che l’occidente simula nell’al di qua.
5.] l’aspetto violento di tale incremento della potenza tecnologica può essere spiegato in base a due principii soteriologici e sociologici:
 
a.] sempre l’uomo ha bisogno di salvezza, e quindi se non si salva sacramentalmente, l’uomo cerca di salvarsi tecnologicamente. senza la salvezza “corretta” [sacramentale], l’uomo rischia la dannazione, per cui l’uomo riversa la dannazione sul suo prossimo, generando la violenza.
b.] l’uomo è per natura portato a vivere in paradiso [di cui una parte è l’inferno], luoghi naturali dell’anima, per cui l’uomo tende a riprodurre [con la ricchezza, la proprietà privata e lo stato] il paradiso e l’inferno nell’al di qua. l’inferno quindi appare come tecnica violenta [mentre il purgatorio appare nei luoghi di lavoro].
 
6.] la salvezza consiste in una certa, etica manipolazione del divenire, come la dannazione consiste in una certa esposizione al divenire [caos]: per questo severino nega il divenire, e l’assenza della salvezza comporta la sostituzione del divenire sacramentale con l’incremento della infinita potenza tecnologica, che è anche violenta, come simulazioni sociologiche del paradiso, del purgatorio e dell’inferno [quelli che severino chiama retoricamente “paradiso della tecnica”, ovvero anche “civiltà della tecnica] [severino, quando parla di “paradiso della tecnica”, non intende dire epistemicamente che il paradiso esiste e che l’uomo lo imita, ma intende dire che il paradiso non esiste e che questo concetto fantasioso è “rubato” alle religioni dall’uomo, e da lui è riprodotto in modo da non aver più bisogno del paradiso nell’al di là, anche perché nel paradiso dell’al di qua l’uomo già dispone, con la tecnica, - pensa severino – di potenza infinita].
7.] tutto questo mostra e spiega come il cristianesimo offre la chiave per la comprensione del tempo attuale e della filosofia di severino, la quale coglie realmente, ma nell’errore, quella che severino chiama “la tendenza fondamentale del nostro tempo”.