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S. TOMMASO D’AQUINO

S. Tommaso d’Aquino nasce a Roccasecca, presso Cassino (nel Lazio meridionale), nel 1225 o 1226 e muore a Fossanova, presso Terracina (in provincia di Latina), nel 1274. Egli è considerato il più grande filosofo e teologo della cristianità, e come tale viene riconosciuto dal Magistero ecclesiale, che si rifà alla sua teologia in quanto perfetta forma di sintesi tra fede e ragione.
La teologia di S. Tommaso costituisce un sistema rigoroso e complesso, che trae ispirazione dalla filosofia di Aristotele. Esso è costituito da una metafisica, da un fisica, da una dottrina dell’anima, da una concezione dell’etica e della politica. Alla base del sistema è posto il rapporto tra fede e ragione.
La fede è il criterio dell’uso corretto della ragione: quando la ragione contraddice la fede, è segno che non di vera ragione si tratta, ma di un suo uso scorretto, che contraddice l’evidenza della natura e le leggi della logica. La ragione dell’uomo può raggiungere la verità, perché è stata creata da Dio. Ma essa è debole, a causa del peccato. Essa può quindi giungere alla verità solo con l’aiuto della fede, cioè della grazia e della rivelazione, che indicano alla ragione le verità soprannaturali.
La metafisica di S. Tommaso distingue l’essenza, sintesi della forma e della materia aristoteliche, dall’esistenza. Gli enti finiti (essenze) non esistono per sé stessi, ma ricevono la loro esistenza da Dio, che è l’Essere eterno e perfetto, inteso come l’unica entità, che è identità di essenza ed esistenza. La distinzione tomistica, non presente in Aristotele, tra forma (inclusa nell’ essenza) e atto (dove l’essenza, sintesi di forma e materia, corrisponde alla potenza aristotelica), consente a S. Tommaso di superare, nella prospettiva cristiana della creazione dal nulla, la concezione di Aristotele dell’eternità della natura, concezione per la quale la natura è unità di atto (esistenza) e potenza (essenza).
L’esistenza delle creature è separabile dal mondo, mentre l’esistenza di Dio si identifica a Dio. Le creature esistono perché “partecipano” dell’esistenza di Dio e che è Dio stesso. Esse partecipano ad un essere che è “analogo” all’essere di Dio (ad esso né identico né diverso), e tale analogia, cioè somiglianza, rende possibile il discorso teologico, perché l’uomo, essendo simile a Dio, conoscendo se stesso può conoscere Dio, che è simile (analogo) a lui.
S. Tommaso d’Aquino pone il primato dell’esistenza rispetto all’essenza: l’essere di una cosa è la sua perfezione. Caratteri dell’essere in sé sono l’unità, il vero e il bene. Dio è l’Essere supremo e perfetto, che dunque è sommo Essere, somma Verità e sommo Bene.
All’interno della metafisica tomistica ci sono le cinque dimostrazioni dell’esistenza di Dio:


1) Poiché tutto ciò che si muove è mosso da altro, ma, per non procedere a ritroso all’infinito, nulla potrebbe muoversi se non vi fosse un primo motore, Dio è questo primo motore immobile, che non si muove ed è la causa prima di ogni movimento;
2) La seconda dimostrazione sostituisce al concetto di movimento il concetto di causa: nell’ordine delle cause che stanno alla base di tutti i fenomeni naturali, che accadono nell’universo, Dio deve esistere come causa prima;
3) Le cose possibili esistono essendo poste dalle cose necessarie, le quali traggono la loro necessità da altre cose necessarie. Dio è ciò da cui tutto dipende, ed è il solo Ente, la necessità della cui esistenza si trova in se stessa.
4) In ogni cosa il vero e il bene sono presenti per gradi. Dio trasmette queste caratteristiche (che appartengono all’esistenza) a tutte le cose, essendo sommo Essere, somma Verità e sommo Bene, cioè il loro grado massimo.
5) Tutte le cose esistenti sono dirette a un fine (come si desume dalla fisica di Aristotele). Dio è l’Intelligenza massima, intesa come il fine verso cui convergono tutte le cose.


Dio è quindi, secondo le cinque “vie” di Tommaso: Essere immobile (1); Causa prima (2); Essere necessario (3); Perfezione massima (4); Intelligenza ordinatrice (5).
Attraverso il metodo analogico, l’uomo può consocere Dio, perché, creato a sua immagine, è a lui simile. Si tratta di massimizzare gli attributi dell’ uomo, essendo l’uomo limitato e Dio illlimitato. Così, se l’uomo è intelligente, anche Dio è intelligente ed è l’Intelligenza somma.
Tommaso afferma che la ragione non può comprendere razionalmente i dogmi del cristianesimo (Trinità, Incarnazione, dualità delle nature di Cristo, eccetera). La sua teologia si limita quindi a chiarirne la loro definizione e possibile comprensione, e a confutare le eresie, che li stravolgono nel significato e nelle implicazioni etiche, ecclesiali e liturgiche.
Per Tommaso l’anima è immortale, perché è sostanza spirituale, che esiste come forma pura, per se stessa, cioè indipendentemente dal corpo mortale. Essa dà la forma e la vita al corpo, ed è la sede della conoscenza umana. Questa avviene secondo il processo dell’“astrazione”, che, astraendo la forma dalla materia nei corpi, consente di estrarre l’universale dal particolare.
Tommaso fonda l’etica sulla tendenza naturale della creatura di dirigrsi al suo Creatore. L’azione segue l’essere, e poiché l’essere dell’uomo è di natura “creaturale”, la sua azione è di dirigersi verso Dio, che è l’Essere perfetto e il fine dell’uomo, consistente nella felicità. Anche per Tommaso (come per S. Agostino), il male è privazione del bene, e il peccato è conseguenza del libero arbitrio dell’uomo. Il libero arbitrio accoglie la grazia di Dio, essendo mosso da essa verso la giustizia, non senza la sua mediazione.
Tommaso riprende la dottrina del diritto naturale degli stoici. Egli distingue tra la legge eterna, presente nella mente di Dio, e che governa tutto l’universo, e la legge umana, la quale deve ispirarsi alla legge eterna di Dio, per cui non è legge autentica quella che contraddice la giustizia. Fine della legge umana è perseguire il bene comune. Il popolo stabilisce le leggi. La monarchia riflette il governo divino del mondo ed è quindi la forma istituzionale più perfetta. Lo stato muove i cittadini verso la virtù, ma la Chiesa muove i credenti verso Dio, e poiché questo è il massimo tra i fini, lo stato deve essere subordinato alla Chiesa.
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