studio sul realismo interno di putnam
 
step_1: argomentazione di putnam [tratta da “la filosofia nel suo sviluppo storico. 3. dal romanticismo ai giorni nostri”, di reale e antiseri, 1994][testo copiato: pagg. 698 – 700] …
 
… immaginiamo che uno scienziato crudele sottoponga ad una operazione un essere umano. lo scienziato stacca il cervello dal corpo di un individuo e lo pone in una vasca piena di sostanze nutrienti che lo mantengono in vita. i terminali nervosi del cervello sono stati collegati ad un “computer super-scientifico” che, per mezzo di programmi adatti, fa sì che quel cervello “abbia l’illusione che tutto sia perfettamente normale”. [ciò che è normale è la condizione di questo cervello nella vasca]. per andare nei dettagli: “gli sembrerà che vi siano persone, oggetti, il cielo così e così via”; ma la realtà è che tutto quello che quella persona o, meglio, quel cervello sente “non è che il risultato degli impulsi elettronici trasmessi dal computer ai terminali nervosi”. putnam spinge molto avanti il suo esperimento mentale e … aggiunge: “il computer è così perfezionato che, se la persona cercherà di alzare una mano, gli impulsi trasmes­si dal computer faranno sì che egli “veda” e “senta” la mano che si alza. inol­tre, cambiando programma del computer, lo scienziato crudele potrà far sì che la vittima “provi [anche come allucinazione] qualsiasi situazione o ambiente lo scienziato vorrà fargli provare”. questo è, dunque, l'esperimento mentale escogitato da putnam. la sua fun­zione è quella di riproporre, in versione contemporanea, il dubbio scettico. la persona, il cui cervello è nella vasca, ha la sensazione di condurre una vita come prima: tra sedie e tavoli, tra una conversazione e lo svolgimento di un compito, tra una paura e un sentimento di soddisfazione; eppure si illude, giacché la sua vita è quella di un cervello in una vasca. qui, putnam si chiede: chi ci assicura che anche noi tutti non siamo cervelli in una vasca, cervelli condannati ad illu­dersi sulla propria reale situazione ? riaffiora, insomma, il grande dubbio di cartesio: chi ci garantisce dell'esistenza di ciò che vediamo, tocchiamo, sentiamo, manipoliamo ? il cervello nella vasca ha delle conoscenze, sensazioni, immagini. solo che si illude: pensa di stare a contatto con il mondo reale, mentre quel mondo reale è soltanto un insieme di stimoli provenienti dal computer. dunque: come sap­piamo di non essere cervelli in una vasca ? per rispondere a siffatta domanda, putnam prende l'avvio da una domanda contraria: se noi fossimo realmente cer­velli in una vasca, saremmo noi in grado di dire o pensare di essere cervelli in una vasca ? orbene, la risposta a siffatta domanda è: no! - la risposta è negati­va, perché l'ipotesi che noi siamo cervelli nella vasca si autoconfuta, nel senso che la sua verità comporta la sua falsità. e putnam esamina la tesi indagando il rapporto di riferimento che le parole hanno con la realtà. le persone, in un mondo nel quale i cervelli sono in vasca, possono certamente proferire parole, così come facciamo noi; esse, tuttavia, pur usando le stesse parole usate da noi, non possono in alcun modo riferirsi alla stessa cosa cui ci riferiamo noi. l'occorrenza, nei pensieri delle persone con i cervelli nella vasca, di parole come “al­bero” o “casa”, o addirittura dei termini “vasca”, “cervello” e “computer”, non è determinata o causata da quegli oggetti, quanto piuttosto dagli stimoli che il computer invia nel cervello o dalle immagini prodotte nel cervello da questi stimoli. nell'argomentazione, putnam fa uso della sua teoria causale del riferimento. e, proprio facendo forza su questa teoria, egli conclude che, se noi siamo cervelli in una vasca, noi non possiamo pensare o dire di essere cervelli in una vasca. scrive putnam: “se il “mondo possibile” è veramente quello reale e noi non siamo, effettivamente, che cervelli in una vasca, quando diciamo che “sia­mo cervelli in una vasca”, intendiamo in effetti che siamo cervelli in una vasca nell'immagine, o qualcosa del genere [ammesso che il nostro discorso abbia co­munque un significato]. ma parte dell’ipotesi secondo cui noi saremmo cervelli in una vasca è che noi non siamo cervelli in una vasca nell’immagine [l'essere cervelli in una vasca, cioè, non fa parte della nostra allucinazione], per cui, se siamo effettivamente cervelli in una vasca, allora l’enunciato “siamo cervelli in aria vasca” dice qualcosa di falso [se pur dice qualcosa]. in breve, se siamo cer­velli in una vasca, allora “siamo cervelli in una vasca” è falso. così esso è [ne­cessariamente] falso”. e l’errore è principalmente dovuto - annota putnam – ad una teoria magica del riferimento, “secondo la quale certe rappresentazioni mentali si riferiscono necessariamente a particolari cose esterne, o a particolari generi di cose esterne”. con tutto ciò putnam devasta la minacciosa ipotesi scettica dove si afferma che le nostre credenze sul mondo esterno potrebbero essere una pura e semplice illusione; putnam distrugge, insomma, il dubbio iperbolico, stando al quale noi potremmo essere cervelli in una vasca privi di reali contatti con il mondo ester­no. ma la morale della favola, per dire così, va più in là, giacché la dimostrazio­ne dell'ipotesi scettica equivale per lui anche ad una critica severa del realismo metafisico ed insieme ad un sostegno del realismo interno. ed equivale ad una critica del realismo metafisico per la ragione che lo scetticismo è l'eterno compa­gno del realismo metafisico, in quanto è proprio lo scettico ad affermare l'esi­stenza di un mondo per noi inconoscibile. il mondo inconoscibile dello scettico è il mondo indipendente dalla nostra mente del quale parla, appunto, il realista metafisico. …
 
step_2: commento
 
1.] nell’episteme, quello che è paradosso e assurdo per putnam è [in modo del tutto giustificato] verità.
2.] ad esempio, in riferimento al paragrafo PTF22.HTML_[], pur avendo dio gambe e piedi [essendo dio a immagine dell’uomo], la configurazione standard-primaria-normale di dio è quella di essere un “cervello nella vasca” [la vasca è il paradiso], avente forma sferica rigidamente immobile, e incastonato al centro del paradiso.
3.] la configurazione del corpo di tipo epistemicamente definito vitruviano, o corpo esploso a forma cruciforme [con braccia e gambe, testa e tronco] serve a dio, e all’uomo, per calarsi nella realtà virtuale, la cui costruzione è mediata dal computer.
4.] il realismo interno di putnam non è casualmente collegato con questo esempio di putnam [il cervello nella vasca], ma è ad esso vincolato, nel senso della rimozione del realismo esterno o metafisico, il quale, come ora si dimostra, comporta immediatamente la considerazione che l’uomo è realmente cervello nella vasca.
5.] questa configurazione è per l’uomo traumatica [si pensi alle implicazioni per la teoria dell’evoluzione]. essere cervelli nella vasca, cioè, teosfere e androsfere, significa infatti essere normali e quindi perfetti. si ha così il timore di ciò, perché l’uomo non è normale e perfetto, e quindi dipende da dio e la sua salvezza dall’etica. l’uomo infatti potrà essere dopo la morte cervello nella vasca o in paradiso o nell’inferno, e viene condotto al paradiso da dio, o da dio abbandonato nell’inferno.
6.] essere cervelli nella vasca, e calati in forma umana nella realtà virtuale, comporta che l’uomo non può “fuggire” con i piedi e “agire” con le mani, per esempio divenendo immortale con la manipolazione del DNA. la configurazione normale sferica è immobile, perché puramente contemplativa [la sfera solo vede, gode o soffre], e vi si può incidere, determinandone il destino ultramondano, solo soffrendo, con il sacrificio etico.
 
step_3: il nichilismo nella conoscenza
 
1.] putnam dice che l’uomo è consapevole di essere cervello nella vasca “solo nell’immagine”. c’è qui una svalutazione del potere conoscitivo della rappresentazione immaginativa [apparire], ma anche nel contempo una sua sopravvalutazione, nel realismo interno.
2.] questo perché il nichilismo, di origine edonista, dà valore conoscitivo soprattutto al potere visivo, all’occhio e alla vista, svalutando il pensiero. così, ad esempio, il neo-parmenidismo è una filosofia dell’apparire, in cui conoscere è vedere, ed essere è apparire. nell’episteme, invece, le forme della conoscenza sono gerarchizzate: prima viene il pensiero, poi il linguaggio e infine la percezione, o apparire.
 
step_4: il kantismo epistemico
 
nella configurazione normale, anche detta naturale, cioè quella sferica, la rappresentazione conoscitiva, come realtà apparente, del noumeno, o realtà esterna, il quale è non apparente, si dà nel fenomeno, che è appunto la rappresentazione apparente del noumeno.
 
step_5: l’integrazione tecnologica del kantismo epistemico
 
1.] l’esempio di putnam del cervello nella vasca complessifica il kantismo con l’introduzione del fattore tecnologico, il computer che trasmette impulsi al cervello. questo schema riproduce il kantismo, e pone il parallelismo tra reale e virtuale.
2.] esiste, ad esempio, un albero reale, dato dal noumeno fisso, e dal fenomeno fisso, che lo rirpoduce in forma apparente soggettiva, ed esiste l’albero virtuale, che è la riproduzione dell’albero reale, come impulso al cervello prodotto dal computer edenico [l’albero come informazione e input elettronico].
3.] lo schema dell’esempio di putnam è kantiano, perché anche nel kantismo la mente riceve il noumeno come dato [input], da essa codificato come fenomeno, allo stesso modo di come il computer codifica l’albero reale, traducendolo nell’albero virtuale, oppure del tutto creando questo nella fantasia virtuale [creazione dell’input per la fantasia].
 
step_6: il processo conoscitivo secondo l’episteme
 
1.] nel processo conoscitivo secondo l’episteme, il quale spiega quindi l’implicazione diretta tra realismo metafisico [esterno] e l’esempio paradossale di putnam del cervello nella vasca, il quale è proprio realtà/verità, sia per dio che per l’uomo [la sfera del corpo umano potrebbe essere interna alla stele, raggio spirituale che ha incarnato la vita sulla terra], si ha una interazione tra pensiero, linguaggio e percezione.
2.] quando putnam dice che l’uomo può essere consapevole del suo paradosso [il cervello nella vasca] solo “nell’immagine”, putnam svaluta, come detto, il potere conoscitivo dell’apparire, il quale in realtà serve all’uomo per conoscere l’esatta configurazione del noumeno [secondo quello che putnam chiama polemicamente “teoria magica del riferimento”].
3.] infatti, l’immagine non è solo la fantasia della rappresentazione fantastica, come vorrebbe essere il paradosso stesso di putnam del cervello nella vasca [il quale, si osserva qui per l’argomentazione epistemica, riproduce il funzionamento della tecnologia virtuale, e quindi anche della psicologia cognitiva dell’uomo, che confonde reale e virtuale, se indossa una tuta-virtuale e viene immerso nel virtuale].
4.] si distingue una rappresentazione/apparire passiva, che è la riproduzione del noumeno nel fenomeno per la sfera, e una rappresentazione/apparire attiva, che è la riproduzione medesima mediata dalla mente, anche per la realtà virtuale: come l’uomo cammina volontariamente solo nel virtuale, che è mediato dal computer [perché lo spazio del reale non può consentire il moto della sfera rigida], così anche la mente può produrre volontariamente immagini, ma non per questo queste sono solo fantasie.
5.] il pensiero serve per cogliere nell’intuizione il noumeno. la percezione serve al pensiero per questo fine [percezione e linguaggio sono in funzione conoscitiva del pensiero, nel quale si ha l’atto conoscitivo primario], cogliendo il noumeno nel fenomeno. il linguaggio agisce anche per immagini, e nel caso in esame esso ha fornito a putnam e alla ricerca epistemica, attraverso la riproduzione, nell’esempio paradossale del cervello nella vasca, del funzionamento della tecnologia virtuale, lo schema di ciò che è realmente l’uomo: un essere calato nella realtà virtuale, comandato a distanza dalla sfera umana, che è appunto “cervello nella vasca”, l’uomo nella stele e dio in paradiso.
6.] questo può intuirlo il pensiero, non nell’immagine, ma nella consapevolezza intuitiva [pensiero], essendo esso preposto alla conoscenza della reale configurazione della realtà, sia reale che virtuale, e del rapporto tra reale e virtuale. l’esempio paradossale di putnam è quel linguaggio, dato nel potere rappresentativo dell’immagine, che ha fornito al pensiero epistemico la capacità di capire la verità di tale configurazione, perché normalmente e primariamente, l’uomo è una sfera immobile].  
 
step_7: il film “matrix” e il suo errore  
 
1.] anche nel film matrix viene rappresentato il cervello nella vasca di putnam. ma in questo film, dentro la vasca, non sta un cervello, bensì nuovamente un uomo dalla conformazione del corpo di tipo esploso/cruciforme/vitruviano. questo significa che il protagonista del film, svegliandosi dal sonno della realtà virtuale, ricala in essa.
2.] nell’episteme, invece, dentro la “vasca”, che è il paradiso e la stele, sta una sfera/cervello che non può muoversi, ma è rigidamente immobile, e la cui funzione vitale è solo quella di contemplare, pensare, vedere, godere e soffrire, e muovere da tale livello il corpo virtuale, calato nella realtà virtuale costruita dal computer edenico.
3.] di tale configurazione, che secondo lo step_6 è immediata implicazione della conoscenza metafisica della realtà esterna [realismo esterno], l’uomo ha timore [parla infatti il testo di uno “scienziato crudele”]: se tale è la configurazione dell’uomo, l’evoluzione non è casuale, e l’uomo non ha il controllo del proprio destino dopo la morte, se non agendo su dio [che controlla la sfera umana], secondo il cristianesimo.
 
step_8: realismo metafisico e realismo interno
 
1.] secondo putnam, la conoscenza della realtà esterna non è indipendente dai concetti che si usano per conoscerla [una data teoria], e questi sono soggettivi.
2.] nell’episteme, che applica il kantismo al processo conoscitivo di dio, dio [e l’uomo, che eredita il processo conoscitivo di dio] può conoscere l’esistenza e la struttura del noumeno, che è la realtà, esterna al soggetto, dell’esistenza pura e della sua struttura, perché l’oggetto determina l’esistenza del soggetto [dio], come riproduzione, vitale e soggettiva, dell’oggetto: l’oggetto entra nella mente, ne traccia i suoi schemi secondo l’oggetto, e le fa riconoscere che l’oggetto esiste, nell’inconscio della mente, inconscio portato al conscio dalla rappresentazione del fenomeno apparente, che è anch’esso riproduzione del noumeno interna a dio. ciò significa semplicemente che è il noumeno, che ha posto l’esistenza del soggetto [dio], che pone dio in modo che dio possa riconoscerne l’esistenza, ponendosi al suo interno come fenomeno.
3.] kant e putnam dissociano noumeno, soggetto e fenomeno, slegandoli tra loro. la loro associazione, determinata dal noumeno e dal suo sviluppo, è detta nelle dimostrazioni epistemiche “congiunzione” tra soggetto e oggetto.