proposizioni su qualcuni aspetti del senso comune in relazione alla civiltà della tecnica/implicazioni in ordine
all’escatologia epistemica/determinazioni di escatologia epistemica
1.] il neoparmenidismo non è una filosofia avanzata, astratta, accademica, separata dal sentire della gente comune.
2.] ci sono milioni di uomini [politici, professionisti, medici, ingegneri, accademici, scienziati, impreditori, economisti], che non sono credenti, e quindi elaborano inconsciamente la salvezza associata ai novissimi in modo nichilistico: costoro stanno trasformando il mondo secondo una simulazione della salvezza cristiana. edificano il tempio cristiano della chiesa non apparente nella tecnologia della civiltà della tecnica. ma la tecnica non appare [l’uomo possiede solo il segno della tecnica: un microprocessore apparente non è tecnica, che è solo quella ipostatica non apparente, da cui l'uomo è separato], per cui il potere politico e economico può realizzare solo una grande simulazione della tecnica, un simbolo, un sogno, una suggestione, di massa.
3.] la gente comune lo percepisce, e partecipa del loro stesso bisogno, preparandosi a vivere in questo mondo costruito per essa: la cività della tecnica [paradiso e inferno della tecnica], di cui il neoparmenidismo si costituisce come l’ideologia, per questo adatta al tempo attuale.
4.] il popolo, con il potere sovrano della democrazia, evoca il potere della tecnica [reso da dio proibito in eden: gn 3, 22-24].
5.] si sente la gente comune fare questi discorsi: “cambia tutto ... i giovani domani avranno un chip sotto la pelle”. questo chip [che è una forma di auto-distruzione/auto-aggressione del comportamento] non è un potenziamento del corpo, ma è il segno, sogno e simbolo del suo potenziamento, vissuto come auto-violenza perché la paradisizzazione anticipata, facendo emergere il rapporto [già esistente e ora nascosto] tra corpo biologico e corpo bionico-cibernetico [come nel costume del prete], è anche infernalizzazione anticipata [il chip sottocutaneo simula le torture dell'inferno].
6.] è determinazione epistemica [una determinazione è una proposizione infallibile dal punto di vista della ragione speculativa], a carattere escatologico, che l’umanità, creata nel deserto, per vincere la morte, su possessione demonica [una possessione che va al di là di quanto conosciuto dalla scienza dell’esorcismo del magistero ecclesiale/per cui tutta la modernità è uno stato possessivo di imitazione dei cieli: mt 11, 12], vive come al di là della morte [2 tm 2, 18], e quindi anticipa, creando la storia, il processo apocatastico di ascensione [che avviene dopo la morte], che è insieme potenziamento spirituale e tecnologico: per questo gli uomini si integrano oggi con la tecnica [come nei social network], e i giovani [eventualmente] metteranno i chip sotto la pelle, senza alcun potenziamento reale, e anzi con danneggiamento della salute. i piercing sono già anticipazione di questo “chip”, anche se solo simbolica. [invece, braccialetti, collane, anelli, orecchini, sono simboli positivi della tecnica, perchè tradizionali.]  
7.] questo indossamento di un costume tecnologico è di tipo idolatrico, perché dannaggia il soma e la psiche [cioè esige un sacrificio], e quindi offende la dignità dell’uomo ed è peccato contro dio. si tratta di ciò che dice il libro dell’apocalisse: “chiunque adora la bestia e la sua statua e ne riceve il marchio sulla fronte o sulla mano ...” [ap 14, 9]. il cittadino democratico deve adorare la besita e la statua, perché la salvezza ha una struttura invariante, e per questo, se non si adora cristo, necessariamente si adora l’anticristo, ovvero la Tecnica [il grande fratello/statua, simulazione di cristo: ap 13, 15]. anche il neoparmenidismo adora la tecnica. sempre la evoca e ne descrive la potenza [“onnipotenza”], mai mettendola in dubbio. il rifiuto di severino della tecnica è solo dovuto al fatto che severino sa, sente, percepisce che la tecnica è peccato, e così, mentre evoca la potenza della tecnica, la nega, censurando il peccato del neoparmenidismo, sempre diviso tra espressione della potenza della tecnica e negazione della stessa [definendola "follia"]. severino chiama follia la tecnica, ma non mette in dubbio il suo potere. non il potere in ordine al divenire, ma quello concreto come potere di fare il male, cioè di arrecare violenza agli uomini. di questo potere severino non dubita, privando il genere umano di speranza [anzi definendo speranza e amore forme di violenza].
commento ad articolo di emanuele severino "la tecnica, un superstato oltre i confini della politica",
apparso sul corriere della sera in data 1 novembre 2009

 
1.] scrive severino: “… ma, infine, ci si deve chiedere: europa, stati uniti, russia … riescono a scorgere il volto autentico dell’”ordine delle cose” ? essi agiscono ancora politicamente, cioè come stati che nel loro fronteggiarsi credono di essere in grado di servirsi della potenza della tecnica per far prevalere le loro rispettive forme statuali. non si rendono conto che le loro tensioni e la loro elaborazione dei problemi del mondo … stanno diventando una lotta di retroguardia; che tuttavia è necessaria proprio per andar oltre, nella direzizone che vado da tempo indicando. incomincia infatti ad affiorare il contrario di quanto essi credono: affiora che è la Tecnica, su cui si basa la loro forza politica, economica e militare, a servirsi sempre di più degli stati per accrescere la propria potenza, non la loro. in questo processo, l’apparato scientifico-tecnologico si costituisce come il Superstato che va lasciandosi alle spalle la politica e lo stato e i loro confini. l’integrazione europa-russia, ossia la riduzione delle autonomie statuali, è un passo importante in questa direzione”.
2.] in queste parole emerge un nuovo tema nella filosofia di severino, ovvero l’istituzionalizzazione della tecnica come stato [super-stato].
3.] è stato detto che, se la tecnica agisce in modo personale [come in severino: "... è la Tecnica ... a servirsi sempre di più degli stati per accrescere la propria potenza"], dietro la tecnica sta una persona. questa persona è da severino distinta dagli uomini [del cui potere sono emanazione gli stati]. gesù dice che non appare più [gv 16, 10: “non mi vedrete più”]. ne consegue che questa persona, "impersonale", che sta dietro la tecnica, ente impersonale che in severino agisce come una persona, non può che essere il demone, tenuto conto che il potere della tecnica agisce contro la fede e la chiesa, e angoscia gli uomini. è inoltre una persona che agisce nell'inconscio degli uomini, come il demone.
4.] si legge nel libro dell’apocalisse: “… per mezzo di questi prodigi, che le era permesso di compiere in presenza della bestia, sedusse gli abitanti della terra dicendo loro di erigere una statua alla bestia … le fu anche concesso di animare la statua della bestia sicchè quella statua perfino parlasse …” [ap 13, 14-15].
5.] si osserva il rapporto simbolico stato/statua [questa è solo una metafora].
6.] la statua “parla”: quindi è il sistema mass-mediale, detto grande fratello [cristo, come figlo di dio, è il fratello dell’uomo], quindi esso è l’anti-cristo.
7.] questa statua è la tecnica planetaria, di cui parla heidegger, che ora severino chiama super-stato, quasi legittimandola giuridicamente-istituzionalmente.
8.] nella filosofia epistemica del diritto, poiché la vita umana proviene da un macro-organo [cosmo-adamo e cristo], lo stato corrisponde a un macro-organo, di cui è simbolo/segno [semiotica istituzionale]. uno stato grande, e quindi il super-stato della tecnica, che è detto impersonale, ma che agisce come una persona, e che agisce contro gli uomini, come un potere indipedente dalla loro volontà, e agisce nel loro inconscio, una statua che gli uomini adorano e che essi sostittuiscono a dio, opponendola a dio, non può che essere una “persona”, che sia macro-organo e opposta a dio: essa è quindi azione di satana. il neoparmenidismo è idolatria della tecnica [perché ne riconoscere il potere assoluto e senza limiti, che vince anche la chiesa, considerata una ideologia], e dietro alla tecnica sta il potere del demone.
9.] la democrazia è il potere dello stato che discende dall’uomo. il libro dell’apocalisse dice che questo potere, il potere dello stato/statua, “sedusse gli abitanti della terra”, ne consegue che il potere della tecnica è indipendente da quello degli uomini, come potere del demone, e agisce nel loro inconscio, ma è anche invocato dagli uomini [il cittadino ha sovranità, e la usa per incrementare il potere della tecnica]:
 
a.] sia gli uomini che il demone necessitano di cristo, cioè della sua salvezza [ma il demone non può più avere la salvezza di cristo: gv 16, 10].
b.] conseguentemente, rifiutata la chiesa, gli uomini erigono la statua di un “altro cristo”, cioè lo stato/statua/anti-cristo/mass-media/grande-fratello, che parla dando voce [“le fu anche concesso di animare la statua della bestia sicchè quella statua perfino parlasse”: ap 13, 15] al demone. da questo simulacro di cristo, che è l'anti-cristo, il demone spera la propria salvezza. per questo la tecnica deve essere onnipotente, come dio [anzi più di dio/ormai non potendo dio salvare il demone].
 
10.] il sapere neoparmenidista, in quanto evocativo del potere della tecnica, potere impersonale ma inconsciamente personale, e quindi demonico, è un [è il] sapere satanico: severino, parlando del potere assoluto della tecnica, che domina gli uomini, sta parlando del potere di satana. questa è una determinazione scientifica, dimostrata anche con un sillogismo:
 
a.] il potere della tecnica ha un fine ["accrescere la propria potenza"].
b.] dietro la tecnica non stanno gli uomini.
c.] ma la tecnica è [evidentemente] agita dagli uomini.
d.] quindi è agita dal loro inconscio [l'inconscio è e non è la persona].
e.] avendo un fine, il potere della tecnica è un potere personale e consapevole ["... è la Tecnica ... a servirsi sempre di più degli stati per accrescere la propria potenza"/qui la tecnica agisce come una persona, ma non è gli uomini].
f.] è una persona che agisce nell’inconscio degli uomini ed è ostile agli uomini.
g.] ne consegue che è il potere di un macro-organo personale [= super-stato], opposto agli uomini [e a dio]: cioè, dietro la tecnica, sta il demone, che agisce nell’nconscio degli uomini. il macro-demone è detto satana.

11.] severino negherebbe che il suo sapere sia a carattere demonico, nello stesso modo di freud, che infatti identifica il "mostro" [la tigre o l'insetto, che fa paura al bambino] alla figura del padre, rimuovendo il concetto di demone:

a.] il demone è figura "arcaica" [si usa il tempo per creare distanziamento dal concetto].
b.] ma l'inconscio e la tecnica sono realtà misteriche e oscure.

12.] la razionalità epistemica e il magistero ecclesiale sanno che l'oscurità e il mistero dell'inconscio sono costituiti dalle realtà inferiche.
13.] freud e severino rimuovono questo concetto, perchè la loro azione etica non è cattolica, e per questo essi temono inconsciamente le sue conseguenze morali.

proposizioni su diritto e tecnica/la teoria cibernetica del diritto/implicazioni su natura e caratteri della civiltà della tecnica
1.] il diritto è linguaggio.
2.] questo linguaggio ha la capacità di orientare il comportamento umano. nel momento in cui viene prevista la sanazione, l’uomo si sente obbligato al comportamento, e quindi il diritto ha la capacità di determinare nell’uomo una condotta meccanica, quasi robotica.
3.] lo stato e le istituzioni sono simboli, segni, e sono simboli della tecnica.
4.] il diritto è come il software, lo stato è come l’hardware di una macchina/computer, che funziona tramite il software del diritto. secondo la teoria cibernetica del diritto, lo stato riproduce l’organizzazione del corpo:
 
a.] il potere legislativo rappresenta la mente e il sistema nervoso.
b.] il potere esecutivo rappresenta il corpo.  
c.] il potere giudiziario rappresenta il sistema di controllo [feedback] dell’organismo.
 
5.] un computer controlla una macchina tramite onde e cavi. anche l’uomo a livello di sistema di unità organica controlla l’uomo a livello virtuale terreno, tramite lo spirito [“onde” e “cavi” spirituali]. inoltre il diritto e lo stato comandano il comportamento dell’uomo come un computer che comanda il corpo umano, essendo questo una macchina biologica. questo computer è il computer edenico.
6.] la sanzione come minaccia psicologica paventata, la natura linguistica del diritto e la natura simbolica dello stato sono simboli/segni dei prolungamenti spirituali [verso la psiche] e materiali [verso il corpo], che collegano l’uomo al computer divino. lo stato è simbolo della tecnica.   
7.] la civiltà della tecnica “scopre” questi “cavi”, passando dal simbolo al concetto [hegelianamente], per cui ora questi “cavi” di comando e controllo sulla psiche, che nel diritto e nello stato sono simbolici [per cui il comportamento umano è guidato dalla sanzione], diventano appariscenti, e al controllo del comportamento, rispettoso della libertà perché fondato sulla psicologia e sull’educazione, si sostituisce il controllo fondato sulla tecnica, dove alla norma giuridica si sostituisce l’impulso elettrico computer-mente umana.
8.] si passa così dal regno del diritto alla civilità della tecnica, dalla minaccia della sanzione, associata alla libertà del precetto, al controllo e comando diretti computer-mente umana, dove alla norma si sostituisce l’impulso elettrico. nella civiltà della tecnica lo spirito, che non appare, appare ora come cavo elettrico, e gli uomini indossano la tuta virutale, ovvero sono obbligati, per studio e lavoro, a stare davanti al computer, e a calarsi in una realtà virtuale di secondo livello, il “second-life”, in cui avviene la loro selezione.   
proposizioni sull'ideologia della scienza e della tecnica
1.] scienza e tecnica si oppongono alla chiesa, ma in esse emerge soprattutto l’anti-stato.
2.] oggi [e nella storia] non c’è mai stato lo stato [la repubblica democratica italiana è una forma di stato inconscio, cioè non consapevole, in senso hegeliano].
3.] hegelianamente si distingue epistemicamente tra simbolo e concetto:
 
a.] al simbolo corrisponde l’al di qua, come tecnica simbolica.
b.] al concetto corrisponde l’al di là, come tecnica reale.
 
4.] ecco quindi che la tecnica reale che appare oggi si sostituisce allo stato, che è il simbolo della tecnica, e fa credere all’uomo di trovarsi già in paradiso.
5.] a questa sostituzione è associata la trasmutazione dei valori, perché il paradiso è senza etica, e i valori del paradiso sono edonistici.

commento ad articolo di alberoni “sono la scienza e la tecnica a rivoluzionare vita e valori” apparso sul corriere della sera in data 17 agosto 2009
 
1.] è stato detto che la forma del regno del male è la civiltà della tecnica, presente nell’antico testamento come “il regno di ferro più duro di ogni altro regno” [daniele] e nel nuovo testamento come il luogo in cui “avverranno prodigi che inganneranno anche i credenti” [san paolo]. è possibile infatti che anche i credenti siano ingannati dalla civiltà della tecnica, perché …
 
a.] gesù dice di non opporsi al male,
b.] la tecnica appare invincibile e irreversibile,
c.] ma [essi possono pensare], se qualcosa è invincibile, allora vince anche la chiesa, e poiché niente può vincere la chiesa, la tecnica [nella forma della civiltà della tecnica] deve essere espressione del bene.
 
2.] si è detto che il regno del male come civiltà della tecnica [dove la tecnica sono i cieli, trono di dio, e il regno del male si appropria dei cieli: mt 11, 12] svolge una funzione positiva nell’economia della storia della salvezza, perché attraverso la tecnica l’uomo conosce ciò che lo attende in paradiso [appunto, la tecnica].
3.] viano afferma correttamente che il neoparmenidismo è una “minaccia”: in esso severino afferma l’inevitabile destino del trionfo della tecnica, anche contro il cristianesimo, come vittoria di una tecnica intesa come [positivamente, secondo severino] estrema forma di dominio, potenza e violenza [così severino spiega la positività della tecnica in un suo articolo: superando le ideologie, la tecnica supera anche l’ideologia del crimine].
4.] nell’episteme, la tecnica è l’anticristo, concetto questo non simbolico ma scientifico, essendo la tecnica il “cristo” da cui il demone attende e spera la propria salvezza [essendo cristo la salvezza], e la tecnica è appunto simulazione di cristo, che è il fratello dell’uomo, come “grande fratello” [la statua: ap 13, 15]. nella prospettiva dell’episteme, l’uomo non deve combattere e abbattere il gigante/tecnica [che, secondo daniele, crolla “non per mano di uomo”], e non deve lottare contro il grande fratello, ma imparare a riconoscere il proprio demone interiore, rapportandosi con il grande fratello dei mass-media in modo ludico, come nelle sale giochi dei luoghi di villeggiatura, in cui i bambini giocano con i demoni [che si proiettano nelle macchine e nei robot]. si deve cioè convivere serenamente e positivamente con la tecnica, essendo essa epsressione di una pulsione e possessione umane. 
5.] anche l’articolo di alberoni presenta la tecnica come una minaccia. egli scrive: “la società occidentale sta rapidamente mutando e non sappiamo dove vada. ma anche le altre civiltà … sono investite dalla stessa bufera. e ciò che le mette in moto non è l’occidentalizzazione, è qualcosa di più radicale: la scienza e la tecnica … osservando i paesi emergenti come la cina, l’india o quelli islamici, noi siamo colpiti essenzialmente dal progresso materiale, dalle fabbriche, dai grattecieli ma non siamo in condizione di capire quale sotteranea rivoluzione stia avvenendo nel mondo sociale e nell’interiorità … e presto o tardi la parte sotteranea verrà in superficie” [ciò che è sotterraneo è il demone]. questa analisi, che, come divulgativa, è necessariamente in ritardo rispetto alle più avanzate analisi della tecnica di severino e di galimberti, mostra come questa analisi, come già mostrato in precedenti paragrafi, stia nascostamente costruendo una propria “ideologia” presso il mondo della cultura in generale. è quella della tecnica [la tecnocrazia] l’ultima ideologia totalitaria della storia.
6.] come ha detto severino, gli scienziati, gli imprenditori, i politici e i cittadini sono persone ideologicamente ancora poco avvertite: essi sono orgogliosi delle loro molteplici “tecniche” [l’economia, i mercati, le imprese, i prodotti]. l’articolo di alberoni parla di un tempo in cui [come anticipato da severino] il potere, politico e economico, nella società, si accorgerà della necessità di passare dalle tante “tecniche” alla “tecnica in sé”. è questa l’ultima ideologia totalitaria della storia, in cui si esprime perfettamente l’essenza del male. la tecnica non rende realmente l’uomo dio, ma è il segno di questa volontà sostitutiva.
7.] la tecnica [come ha mostrato l’episteme] non ha alcun potere soprannaturale, né ha un grande potere naturale, ma cerca di simularlo. il suo potere di suggestione deriva dal fatto che dio e i sacerdoti [i preti] creano e salvano con la tecnica [essenza della chiesa non apparente, o celeste-cosmica], e la civiltà della tecnica vuole appropriarsi di questo potere salvifico. 
8.] non potendolo fare, lo simula: il potere della tecnica è solo il sogno della tecnica e del suo potere. la tecnica, emergendo, divinizza l’uomo, perché è segno della sua risurrezione in paradiso, dove unicamente avviene la ricongiunzione post-apocatastica tra cristo e la tecnica [il computer divino].
9.] quindi, ciò che sta emergendo “nascostamente” non è un effettivo potere, ma è solo una forma di violenza, di tipo simbolico/semiotico: l’uomo applica al proprio corpo un “chip” sottocutaneo, e questa sola applicazione [immagine della unione futura paradisiaca dell’anima beata con il proprio corpo cibernetico] fa sentire l’uomo divino, cioè già risorto, quindi salvato, quindi potente. l’uso della tecnica [che non può generare il super-uomo] potrà divenire motivo di nuova discriminazione sociale e di razzismo.
10.] ciò che emerge [e che alberoni chiama “sdoppiamento”] è il potere [apparente] del demone, che infatti è la “parte sotteranea”, il quale, come si proietta nei robot e nelle macchine, così si proietta nelle applicazioni tecniche bioniche sul corpo dell’uomo. esse non potenziano il corpo, servono solo per il loro valore simbolico/semiotico, e questo è dato inconsciamente dal fatto che l’uomo, unito con la tecnica, consente al demone di uscire dagli inferi, sentendosi unito al corpo dell’uomo [quale è la condizione infernale del dannato: di qui la disumanizzazione del corpo dell’uomo unito con la tecnica].
11.] anche se la tecnica umilia l’uomo, l’uomo moderno vuole questa umiliazione del proprio corpo unito alla tecnica [nella quale l’uomo umilia dio], perché egli opera il male, e vuole unirsi al demone, apparente tramite la tecnica.
proposizioni su tecnica e sacra scrittura
 
1.] nel paragrafo PTF211.html_[] si è detto che il bambino sulla spiaggia, costruendo castelli di sabbia, senza che nessuno lo istruisca a questo riguardo, anche solo una piramide e una buca [mt mt 21, 33], come quelle egizie, senza avere il secchiello, che suggerirebbe la costruzione dell’edificio, manifesta la pulsione umana di edificare una torre, cioè la tecnica.
2.] quindi, essendo l’uomo a immagine di dio, anche dio possiede la tecnica, ha creato con la tecnica e sta salvando con la tecnica, la tecnica essendo la torre del computer, riprodotta anche nel tabernacolo liturgico.
3.] la torre di babele, di cui al passo biblico gn 11, 4, è l’amplificazione di tale pulsione umana, e tale sono la civiltà della tecnica e la globalizzazione attuali.  
4.] il cristianesimo non è una religione come fatto privato. esso [e non il divenire del neoparmenidismo] è la chiave di interpretazione della storia [che, come dice severino, è storia della tecnica] e del tempo attuale, in cui la tecnica si manifesta pienamente: è essa la tecnica usata da dio per creare e per salvare, di cui l’uomo si appropria simbolicamente [semiotica epistemica].
5.] numerosi sono i passi biblici e evangelici che fanno riferimento alla tecnica:
 
a.] gn 2, 17; gn 3, 22-24 [il frutto proibito è la fonte, l’eden è la tecnica come paradiso: sistema socio-tecnico].
b.] gn 11, 4 [la torre di babele simboleggia la torre del computer].
c.] mt 11, 12 [il regno dei cieli di cui i violenti si appropriano sono la tecnica e lo stato].
d.] mt 13, 44 [il tesoro nascosto è il paradiso, cioè la tecnica, i “cieli” come paradiso].
e.] mt 21, 33 [la torre è la torre del computer paradisiaco, il frantoio scavato è l’inferno e la torre del computer infernale, che più precisamente è la civiltà della tecnica attuale, per cui appunto la tecnica è violenta].
f.] mt 5, 34 [il cielo come trono di dio è la tecnica, la tecnica e il computer di dio, eterni e non creati, di cui dio si serve per creare e per salvare].
g.] ap 13, 15 [la statua è il grande fratello mass-mediale, opposto a cristo, il cui eden è il mercato].
h.] ogni volta che nella bibbia si esalta un oggetto inorganico, esso è simbolo della tecnica: così, la chiesa come edificio fisico [sacra tradizione] e la sacra scrittura sono simboli della tecnica [la chiesa come corpo robotico di cristo, la bibbia come simbolo del computer di dio: parallelo tra libro e computer, dove il libro è il simbolo del computer/il conflitto attuale tra libro e computer caratterizza il regno del male come conflitto tra simbolo e concetto, dove il male vuole esplicitare concettualmente il simbolo, il cui concetto è invece eticamente proibito].
proposizioni sulla tecnica
1.] il bambino in spiaggia costruisce con la sabbia i castelli, cioè delle torri.
2.] questa pulsione manifesta che la tecnica è per l’uomo una pulsione, e quindi sua idea è innata, cioè eterna [ereditata da dio].
3.] il castello di sabbia è tecnica non simbolica, ma vera macchina.
4.] deve quindi essere spiegato il rapporto tra tecnica secondo severino e tecnica secondo l’episteme, la quale è macchina.
5.] è evidente che la tecnica è “per” l’uomo, perché, sebbene il bambino sia dominato dalla propria pulsione tecnologica [come la bambina dalla bambola], è evidente che il castello non serve a dominarlo e a nuocerli: domina l’uomo la pulsione della tecnica, cioè la pulsione ad essere potente come vantaggio, e non svantaggio per l’uomo.
6.] ma in paradiso esistono il paradiso e l’inferno: esiste quindi una tecnica che può anche potenzialmente nuocere all’uomo.

proposizioni sul rapporto tra scienza e tecnica e sul paradosso/follia della scienza moderna, così come intesa secondo comte
 
1.] il rapporto tra scienza e tecnica, così come espresso da comte, che chiama la tecnica con il nome di “arte” e “azione” dell’uomo sulla natura, mostra la follia e il paradosso della scienza moderna, anche in relazione alla concezione aristotelica della scienza, propria di tutto il mondo antico.
2.] comte dice che la scienza conosce le leggi della natura, e che dalla conoscenza di come funziona la natura l’uomo può trarre il modo con cui intervenire sulla natura e manipolarla.
3.] gli antichi e aristotele avevano invece un concetto contemplativo della scienza e della conoscenza.
4.] la scienza moderna, al servizio della tecnica, è una forma di follia.
5.] essa non è follia nel senso della medicina, e qui appare [nell’ottica epistemica] sorprendente che comte abbia ragione, che cioè l’uomo realmente possa manipolare la natura con la tecnica conoscendola con la scienza.
6.] la conoscenza descrive la realtà.
7.] nella realtà necessaria è inserito dio, che è immobile in essa.
8.] la conoscenza che dio ha della realtà e della propria realtà è quindi contemplativa, perché dio non  manipola la prorpia realtà [se non nel processo creativo].
9.] ecco quindi che appare assurdo che l’uomo possa conoscere la natura, nella quale egli è inserito staticamente come dio nella realtà necessaria, allo scopo di manipolare quella natura che lo racchiude.
10.] la natura funziona secondo le leggi. se, dunque, la natura funziona secondo leggi, è impossibile che l’uomo possa modificare la natura e le sue leggi.
11.] l’uomo ha la tensione manipolatrice [in cui proietta la salvezza], perché dio ha manipolato una parte di sé per creare l’uomo e modificarsi con l’uomo.
12.] è evidente che l’uomo può effettivamente manipolare la natura [come con la medicina], perché l’uomo si trova nella realtà virtuale, l’unica che dio ha potuto manipolare, nella quale l’uomo è attualmente inserito.

determinazioni conclusive sul paragrafo PTF77.html_[]: definizione scientifica della tecnica
e integrazione sulla teodicea
1.] la tecnica è il prodotto protonico tra oggetto e soggetto, determinante un oggetto avente i caratteri del soggetto:
 
a.] la tecnica è oggetto perché è in-organica [a-vitale], secondo la sostanza.
b.] la tecnica ha la forma del soggetto, perché è organica secondo la forma.
 
2.] si osserva ad esempio il rapporto tra computer e cervello:
 
a.] il cervello è soggetto [in realtà sarebbe oggetto, perché il corpo è a-vitale].
b.] il computer è oggetto, avente la forma del cervello.
 
3.] qui ci si riferisce alla tecnica di dio.
4.] “prodotto protonico” significa una auto-determinazione del principio [che è l’esistenza], la quale determina l’esistenza di una trasformazione dell’esistenza in una ipostasi dell’essere.  
5.] perché, nella tecnocrazia [civiltà della tecnica], la tecnica è dominio e violenza, secondo severino e galimberti ?
6.] nel suo libro “psiche e techne”, galimberti sostiene che è mutata la concezione dell’uomo, ora inteso come macchina. nell’episteme l’uomo è una macchina, perché, dice gesù, “la carne non giova a nulla, è lo spirito che è vita” [gv 6, 63], cioè il corpo di carne [ad esempio: apparato scheletrico, muscolare, ecc.] è una macchina, in cui si incarna l’anima tramite lo spirito. il pensiero e la mente sono proprietà dell’anima, non del cervello, il quale non è vita, non pensa e non vive. la cellula non vive. in essa vive la cellula dell’anima, che si incarna nella cellula di materia, come una mano indossa un guanto.
7.] quindi, è naturale che, essendo l’uomo una macchina [secondo cartesio], sia naturale il rapporto tra uomo e tecnica.
8.] questo rapporto diventa fonte di violenza e di dominio, come [utilizzo di metafora esemplificativa] l’armatura del corpo fa soffrire il corpo se viene riscaldata, perché …
 
a.] la tecnica-infernale anticipa in terra l’inferno, perché l’uomo cerca di evitare l’inferno, non con la salvezza sacramentale [forma della tecnica salvifica], ma infernalizzando anticipatamente il suo simile.
b.] la tecnica come dominio è la tecnica-infernale …
 
b1.] con cui dio ha creato il mondo
b2.] e con cui dio sta salvando il mondo,
b3.] appropriata dall’uomo per controllare il processo salvifico, per cui la civiltà della tecnica è una simulazione liturgica del tempio-celeste.

ulteriori determinazioni

1.] è possibile distinguere una tecnica organica da una tecnica in-organica:

a.] la tecnica organica è il corpo [cellule, organi, tessuti, apparati], ed è originata dal "filtraggio" [divisione protonica] del soggetto da parte dell'oggetto [ma potrebbe essere il contrario].
b.] la tecnica in-organica è la tecnologia [computer, mercati, aziende, ecc.], ed è originata dal "filtraggio" [divisione protonica] dell'oggetto da parte del soggetto [ma potrebbe essere il contrario].

note

1.] classificazione sistemica:

a.] logica/empireologia/tecnologia.
b.] etica/empireologia/tecnologia/teodicea.

2.] paragrafo chiuso in data 13/5/2009 alle ore 19:20.
determinazioni sull'essenza della tecnica
 
1.] la determinazione epistemica dell’essenza della tecnica parte dalla considerazione che la tecnica ha una forma organica, e riveste il corpo come un’armatura. di ciò si danno alcuni esempi:
 
a.] funzionamento della mente umana: processo input-elaborazione-output [dove l’output è la rappresentazione].
b.] funzionamento di un computer [= forma della tecnica]: processo input-elaborazione-output [dove l’output è il dato].
c.] funzionamento di una cellula corporea: processo input-nutrimento-output [dove l’output è l’energia].
d.] funzionamento di un’azienda [= forma della tecnica]: processo input-trasformazione-output [dove l’output è il prodotto e l’informazione].
 
2.] poste le seguenti ipostasi:
 
a.] esistenza estesa e puntiforme [oggetto].
b.] vita organica estesa [corpo] e puntiforme [mente] [soggetto].
c.] la tecnica può essere definita come:
 
c1.] il prodotto protonico tra esistenza e vita-organica [dio], che dà una “materia” [o meglio sostanza] [esiste anche la tecnica-spirituale, la quale è il tempio] con le seguenti caratteristiche:
 
c1.1.] tecnica puntiforme [ad esempio: il computer].
c1.2.] tecnica estesa [ad esempio: l’azienda].
c1.3.] tecnica organica [il robot ha la forma dell’uomo].
c1.4.] tecnica a-vitale [le macchine non vivono e non pensano].
 
c2.] il rivestimento robotico della vita. ad esempio: il computer riveste la mente; l’azienda e il mercato rivestono l’eden [che è l’intelligenza artificiale di dio]; l’armatura-robot riveste il corpo;
c3.] il medium separatore tra vita e esistenza [qui si inserisce il principio di incarnazione, ancora di non precisata definizione], avente la forma della vita [tecnologia come forma di organicismo] e la sostanza [a-vitale] dell’esistenza [materiale e spirituale]. la tecnica infatti non vive e non pensa.
 
3.] nell’episteme la tecnica è intesa come “macchina”.
4.] severino definisce invece la tecnica come:
 
a.] organizzazione che persegue un fine tramite un mezzo.
b.] la potenza.
c.] la potenza che assume come fine il mezzo stesso, per l’incremento infinito della potenza.
 
5.] …
 
a.] quale può essere il rapporto tra le due definizioni della tecnica [epistemica e neo-parmenidistica], anche per definire la civiltà della tecnica [come paradiso della tecnica, casa di dio e dell’uomo] e la sua violenza [l’inferno è un livello del paradiso] ?
b.] perché la tecnica, che nella concezione epistemica è “macchina”, diventa nell’inconscio dell’uomo simbolo della potenza ?
c.] perché nell’attuale tecnocrazia [civiltà della tecnica severiniana] la tecnica aggredisce l’uomo ?
 
6.] …
 
a.] dio ha creato dal nulla, quindi anche dall’inferno, inteso come spazio.
b.] l’inferno [eterno e creato] è anche macchina [ad esempio: sedia elettrica; camera a gas; ecc./definizione dell’essenza degli strumenti di tortura].
c.] dio ha creato servendosi di questa macchina [controllo mentale-liturgico del tempio], si serve di essa anche per salvare, cioè per la nuova-creazione [inferno = tempio-infernale = tecnica in senso “negativo”].
d.] dio ha creato anche con la fonte [sintesi energetica infernale dell’Intero eterno].
e.] la civiltà della tecnica è la società in cui l’uomo acquisisce simbolicamente il controllo della tecnica-infernale [quindi rivolta contro l’uomo], e della sua sintesi, nella fonte, intesa come potenza.
 
7.] si precisa che questa definizione di tecnica riguarda la tecnica di dio e in dio [tecnica come ipostasi eterna][ad esempio: computer di dio], dove la tecnica è il paradiso, al cui interno è dio [empireologia e domotica]. l’uomo non crea [cioè non inventa] la tecnica, solo la imita [“copia” in senso platonico].
8.] questa tecnica, eterna, in paradiso forma:
 
a.] la chiesa eterna;
b.] lo stato eterno;
c.] la tecnologia eterna;
d.] l’economia eterna [mercati e aziende eterne] [industria e finanza celesti].
 
9.] l’iperuranio platonico è l’eden, che è il mercato [idee = frutti = prodotti e informazioni], ed è tecnica, come intelligenza artificiale di dio, organica, non vitale, spirituale e materiale [livelli a matrice].
 
note
 
1.] classificazione sistemica del paragrafo:
 
a.] logica/cristologia/empireologia/tecnologia.
b.] etica/antropologia/empireologia/tecnologia/discipline del tempio, della tecnica, della chiesa, dello stato, dell’economia.
c.] etica/empireologia/tecnologia/teodicea.
 
2.] paragrafo chiuso in data 13/5/2009, alle ore 16:00.

determinazioni sulla civiltà della tecnica
1.] tramite l’edificazione della civiltà della tecnica l’uomo …
 
a.] desidera inconsciamente controllare la liturgia celeste non apparente per dirigere la salvezza sacramentale verso se stesso [secondo il rapporto tra tempio e tecnica: il tempio è il vertice di controllo della tecnica/inoltre esistono una tecnica spirituale e una tecnica materiale].
b.] inoltre, dio per creare [e per salvare] usa la tecnica, e la usa per sospendere il creato sopra il baratro infernale. l’uomo usa la tecnica quindi su imitazione di dio per controllare il creato, creare la creazione e la salvezza [= nuova creazione] e proteggere il creato dal suo destino [paradisiaco e infernale].   
c.] poiché cristo per creare si è separato dal padre, da se stesso, dalla fonte e dalla tecnica, l’apparire della tecnica [il medium come messaggio] è messaggio che comunica all’uomo la riunificazione apocatastica di cristo con la tecnica, e quindi la chiusura del processo apocatastico, per cui l’uomo, facendo apparire la tecnica, può così sentirsi già in paradiso [al di là del bene e del male: legislazione sulla vita].
d.] altre determinazioni sono date dal concetto di tecnica secondo severino, epistemizzate: con la tecnica l’uomo acquisisce totemicamente la potenza della fonte edenica [tecnica come totem moderno] [gn 3, 22-24].
 
2.] la tecnica inoltre riproduce il paradiso che include l’inferno. quindi esistono:
 
a.] una tecnica come paradiso della tecnica [severino].
b.] una tecnica come purgatorio.
c.] una tecnica come inferno della tecnica.
 
di qui anche le rigide divisioni sociali, frutto della imitazione della pre-destinazione.
3.] si precisa che il concetto epistemico di paradiso della tecnica differisce dal concetto severiniano di paradiso della tecnica:
 
a.] il concetto severiniano è una appropriazione retorica: il cristianesimo è errore e la civiltà della tecnica riproduce il paradiso sottraendo al cristianesimo il concetto di paradiso.
b.] nell’episteme invece [in base anche al principio sociologico secondo cui, poiché il luogo naturale dell’anima è il paradiso, sempre l’uomo edifica il paradiso attorno a sé], il paradiso della tecnica è la riproduzione del paradiso, non nel senso che questo non esiste in cielo, ma nel senso che esso esiste in cielo, e l’uomo moderno [ateo e agnostico] lo riproduce in terra [nei totalitarismi e nella tecnocrazia]. per cui il paradiso della tecnica terreno [in cielo il paradiso è la tecnica] è vera imitazione e sostituzione del paradiso celeste.
elenco di proposizioni di definizione essenzialistica della tecnica 

la questione della tecnica e la filosofia di severino hanno costituito sempre per i cristiani e gli uomini del tempo attuale due tra le maggiori problematiche speculative, fonte di provocazione, inquietudine e angoscia. la filosofia di severino è stata qui presumibilmente confutata: l’essere non è un’entità monolitica, ha una sua struttura, viene dall’episteme “spezzato” [da qui il logo della fondazione_episteme], e il nulla e il divenire non sono solo caos angosciante [come li intende severino], ma anche strutture “positive”, fondanti l’essere in quanto essere, e in quanto principio del reale necessario. la questione della tecnica è sempre stata fonte d’angoscia per i giovani, e come tale è sempre stata proposta da severino: la tecnica come violenza, dominio, onnipotenza, potere invincibile che domina l’uomo e il mondo e di fronte a cui nulla può resistere. per questo i giovani si difendono dalla tecnica, introiettandone la pervasività con il culto dei cellulari, con il piercing, con la cultura punk, e altre forme di elaborazione dell’angoscia [metropolitana, giacchè la tecnica si lega alla periferizzazione urbana e cosmica, come ambiente artificiale].
L’angoscia, che deriva dalla tecnica, cioè dall’istanza del condizionamento mentale, agisce solo se non si conosce l’essenza della tecnica e della sua provocazione: conosciuta questa, l’angoscia si scioglie e cessa, e l’episteme ha certamente ormai esaurito la problematica tecnologica.
per risolvere tale questione, la fede deve riappropriarsi dell’essenza della tecnica, perché essa agisce con la forza della verità della tecnica, la quale è positività assoluta, che viene capovolta e appropriata da parte del male e del peccato [e del demonio]. dopo aver esposto le due essenze della tecnica, positiva e negativa, viene elencato il percorso compiuto in questo sito, che era già stato compiuto dal 1991 al 2000 circa [ricerca epistemica], percorso condotto in questo sito a conclusione.
essenza postiva della tecnica:

1.] la tecnica è il divenire in quanto ente e “cosa” [ad esempio, a livelli successivi di complessificazione (nella piramide tecnologica, il cui vertice è il tempio, che si innesta nella mente di dio): la tecnica come divenire produttivo di esistenza è l'azienda industriale di produzione e il processo_produttivo, parti di paradiso_celeste coinvolte nel processo creativo];
2.] la tecnica è medium separatore tra dio e l’esistenza, per la conservazione della sua identità [psiche e techne: inri e croce];
3.] la tecnica è la sintesi della realtà nell’idea in_organica [computer] e anche organica [verbo];
4.] la tecnica è scritturalmente contemplata, come sacra_scrittura [= computer] e sacra_tradizione [= croce = verbo = chiesa e stato]];
5.] la tecnica è strumento di salvezza [sacramenti e tempio/liturgia celeste, visibile e invisibile];
6.] la tecnica è l’essenza della salvezza [eucaristia e clonazione del vincolo di salvezza, che è cristo e la tecnica stessa];
7.] e questa è il paradiso [e l’inferno], inteso come luogo fisico come trono di dio [industria e finanza celesti, ecc.];
8.] la tecnica è la fonte edenica [energia come cibo di dio ["ho da mangiare un cibo che voi non conoscete": Gv 4, 32] [il punto_omega dell'universo];
9.] la tecnica opera la trasfigurazione dell'anima_terrena in anima_paradisiaca [= super_uomo];
10.] la tecnica è l'essenza del regno [regno di dio, regno dei cieli: modernità].
essenza negativa della tecnica
[l’origine della la tecnica come suggestione e provocazione
/la tecnica nemica dell’uomo]:
 
1.] l’inferno non è solo spazio_tempo [come il paradiso], ma anche luogo della pena_capitale, e per questo angoscia [ed essa angoscia];
2.] questo luogo è l’idea [cioè pensiero e vita], in_organica [= computer_infernale, quello della società del computer come condizionamento] e organica [corpo_carnale di cristo], luogo dell’eros divino, che brucia i demoni;
3.] tutti i fenomeni di angoscia sono manifestazione di penetrazione mentale [di tipo psichiatrico] delle realtà infernali nella dimensione terrena [condizionamenti mentali, cultura dell’horror, periferizzazione, disorientamento, anche metropolitano, alienazione, malattia psichica];
4.] l’onnipotenza della tecnica [che è un errore, grossolano, in quanto neppure dio è onnipotente come lo vorrebbe severino, e l’onnipotenza di cui parla la teologia cristiana, a volte, è causata da nichilismo teologico: molte cose dio non può farle, come ad esempio essere ciò che non può e non vuole essere] è la proiezione del bisogno che ha il demonio di abbattere il principio di non contraddizione [questo è il segreto della “potenza della filosofia contemporanea”, di cui parla severino, la quale apre la strada all’onnipotenza della tecnica, che è solo un sogno e una suggestione], per farlo uscire da dove si trova, e per evitare il suo destino infernale;   
5.] la tecnica [e non il capitalismo, come dice cacciari erroneamente] è l’anti_cristo, cioè quel grande_fratello [cristo è fratello], nel cui potere e nella cui onnipotenza spera il demonio, perché da cristo [che è la tecnica = verbo] proviene appunto la salvezza. questa salvezza è quanto si è detto sopra [essenza positiva della tecnica] ai punti 5.] e 6.]: globalizzazione come eucaristizzazione;
6.] che la tecnica non sia onnipotente è presto dimostrato: è onnipotente, ciò che può dare l’eternità all’uomo, non domani o dopodomani, ma già adesso, e poiché adesso la tecnica non può far risorgere l’uomo [la tecnica umana, che mai potrà farlo], ecco che essa, di fatto, è assolutamente impotente;
7.] il potere della tecnica è solo una suggestione, una penetrazione mentale: il suo potere è solo questo: “io ho la pistola e posso toglierti la vita” [così dicono a scuola i ragazzi: “che senso ha il karatè, se uno ha la pistola ?”]. ma dice gesù [e in queste parole finisce la modernità (non è mai iniziata, anch’essa è solo una suggestione), perché la modernità abolisce ogni timore, e quindi il timore del sacro]: “sì, ve lo dico, temete Costui” [Lc 12, 5] [cioè il Padre, che unicamente ha il potere di far perire l’anima, mentre l’uomo può far perire solo il corpo]: temere non la tecnica [di cui dice gesù: “ora io vi dico che qui c’è qualcosa più grande del tempio”: Mt 12, 6], ma temere dio, per cui tutte le rassicurazioni [unione europea, il progresso, l’evoluzione, la tecnica] e le provocazioni [la tecnica], di fronte a dio e al suo potere, cessano [dice il vangelo sulla tecnica e sulle metropoli: "mentre usciva dal tempio, un discepolo gli disse: "Maestro, guarda che pietre e che costruzioni !". Gesù gli rispose: "Vedi queste grandi costruzioni ? Non rimarrà qui pietra su pietra che non sia distrutta"" [Mc 13, 1_2]: questo gesù non lo dice solo con riferimento alla caduta di gerusalemme ad opera dei romani, ma lo dice con riferimento alla tecnica di severino, cioè al tempio e ad ogni tempio che non sia la chiesa]. severino confida quindi nel tramonto di dio [siamo infatti nell’era contemporanea, in cui non si potrebbe più parlare di dio], nel tramonto di tutti gli dei [non già dimostrato, ma solo affermato in base all’autorità di “giganti del pensiero”: nietzsche e leopardi], e nella potenza della tecnica, nella sua onnipotenza. ma nelle promesse battesimali, i genitori del bambino e l’assemblea dichirano insieme, a nome del bambino battezzato, che “rinunciamo alle suggestioni di satana”. questa, come dimostra l’episteme, è l’essenza della tecnica, che tanto ha angosciato, e ancora angoscia i giovani;
8.] la tecnica come fonte viene proiettata nella ricchezza e come paradiso nella proprietà;
9.] la tecnica come trasfigurazione paradisiaca ascensionale viene proiettata nell'eugenetica;
10.] come detto, la tecnica è anche l'anticristo, perchè è il totem in cui satana, facendolo emergere, proietta il cristo, da cui spera la salvezza [essendo il verbo forma della tecnica].

ricerca_epistemica [essenza della tecnica]

proposizioni essenzialistiche sulla tecnica nella concezione di severino e galimberti
 
1.] cristo, per creare e per salvare, si è separato dalla tecnica, usa la tecnica, ed è crocifisso nella tecnica [il tempio è il centro di controllo della tecnica]; 
2.] la tecnica è sia centro del paradiso sia centro dell’inferno;
3.] come meccanismo di difesa dall’angoscia per la potenziale infernalizzazione [mancando attualmente la salvezza, cristo essendo in fase di clonazione], l’uomo fa emergere nella storia, nella pulsione tecnologica, il paradiso nella tecnica, che emerge quindi come la tecnica infernale, in cui cristo è crocifisso;
4.] il concetto severiniano di “paradiso della tecnica” è retorico: la civltà della tecnica non è una invenzione che imita il paradiso cristinao, il paradiso cristiano [il regno dei cieli predicato da gesù]  è la tecnica;
5.] come cristo si è separato dalla tecnica, essa non dovrebbe emergere, e quindi, emergendo per simulazione del tempio [cattolico_liturgico] salvifico, emerge come la tecnica che crocifigge attualmente cristo [nel mercato si opera la transustanziazione del grande fratello];
6.] questa tecnica, che opera l’infernalizzazione attuale di cristo, è quella di cui parla galimberti nel libro psiche e techne: cioè la civiltà della tecnica [paradiso e inferno emergenti nella storia/alla fine della storia] come tecnica che è violenza contro l’uomo;
7.] questa violenza contro l’uomo [che è la tecnica come s_personalizzazione, dis_umanizzazione e  annientamento (trans_umanismo) dell’uomo] simula nella dimensione terrena, contro l’uomo, l’attuale macro_crocifissione di cristo [l’umanità viene crocifissa nella tecnica come infernalizzazione e purgatorio anticipati. 

nota

il tempio è l’intelligenza_artificiale_divina, cioè l’iperuranio [= eden], inteso come centro di controllo telepatico della tecnica [piramide_tecnologica, il cui vertice è il tempio]:
 
1.] casa e computer,
2.] mercato e azienda,
3.] industria e finanza.

nota sulla funzione terapeutica della concezione epistemica della tecnica
 
la tecnica [come illustrato nel libro psiche e techne di galimberti] crea angoscia [quel libro e gli scritti di severino non si propongono di neutralizzare l’angoscia per la tecnica, ma la esasperano, cercando di preparare l’uomo al suo dominio, inteso questo come violento e inevitabile]. questo perché la tecnica è un concetto positivo [auto_concetto], e l’uomo sa che non si può fare a meno della tecnica [che serve, ad esempio, per vestirsi: i vestiti sono la tecnica, la tecnica è lo spazzolino a denti, la tecnica è la medicina ed anche la tazza del latte]. viene fatto credere che questa positività [necessità funzionale] evolva necessariamente in modo violento, ma non come tecnica diversa, bensì come l’essenza della tecnica, intrisecamente violenta. a questo punto il ragionamento epistemico appare in tutta la sua efficacia e semplicità:
 
1.] si dice che la tecnica non è stata creata dall’uomo, ma dalla necessità come tecnica per dio in paradiso;
2.] una tecnica divina, imitata e copiata dall’uomo, essendo una tecnica per dio, non può certamente essere violenta;
3.] quindi l’essenza della tecnica, essendo la tecnica finalizzata a dio come all’uomo, è intrinsecamente positiva, come funzionalmente preposta a servire dio e l’uomo [dice l’episteme: “nessuna timore a usare il computer, perchè anche dio usa il suo computer, il suo cellulare, il suo televisore”];
4.] quindi, l’idea secondo cui la tecnica deve evolvere in modo pervasivo e violento viene fatta erronemente credere come appartenente all’essenza [positiva] della tecnica, e invece appartiene al male e al peccato [processi di infernalizzazione emergente: trovandosi la tecnica anche nelle realtà infernali] [dice infatti l’episteme che la civiltà della tecnica è l’essenza del regno del male, pur l’episteme rivalutando e valorizzando il regno del male della civiltà della tecnica, perché essa imita il paradiso celeste, che è il regno della tecnica: filosofia epistemica della storia: mt 11, 12; mt 13, 44];
5.] tutto ciò libera dall’angoscia per la tecnica;
6.] sorgono a questo punto due possibili obiezioni contro l'episteme:
 
a.] essa episteme, attribuendo a dio la tecnica, favorirebbe l’idolatria della tecnica e della civiltà della tecnica, del capitalismo e della tecnica in tutti i suoi aspetti, anche violenti e peccaminosi;
b.] essa episteme, identificando la tecnica con la croce, si porterebbe a dire che la violenza della tecnica è il destino inevitabile per l’umanità, su imitazione della crocifissione di cristo.
 
7.] queste due tesi sono da sempre state evitate dall’episteme:
 
a.] dio crea separanosi dalla tecnica: quindi questa non dovrebbe apparire, e certamente non deve apparire il regno del male [il cristiano deve edificare la civiltà della tecnica, come assoluto protagonista di essa, ma in modo non violento: il televisore serve per passare ore liete alla sera, ma passare molte ore davanti alla televisione (funzione s_personalizzante della tecnica) è segno di solitudine, o di mancanza di alternative gratificazioni nel mondo reale];
b.] come già detto, la questione della tecnica non è tra sì o no alla tecnica, ma poiché dio ha la tecnica e la tecnica è finalizzata a dio come all’uomo, la questione della tecnica è tra l’uso della tecnica secondo il bene e secondo il male;
c.] la crocifissione di cristo non significa che tutti i cristiani devono necessariamente essere crocifissi:
 
a.] “prendere la propria croce” ha un unico significato: affrontare il proprio dovere quotidiano [studio, lavoro, ecc.], non cercare il martirio e “farsi passivamente crocifiggere” dal mondo, secondo un destino giudicato inevitabile;
b.] esiste nell’episteme un unico concetto di cristianesimo e di crocifissione:

b1.] una società “bene” per tutti gli uomini, "positiva" e senza violenza;
b2.] quindi la crocifissione di cristo non è un invito o un obbligo a farsi "crocifiggere" [cioè a subire passivamente violenza], ma è quell’unico atto d’amore che dio ha sopportato per salvare gli uomini da ogni crocifissione della storia, e dalla crocifissione eterna delle pene infernali: cristo si è fatto crocifiggere perché l’uomo potesse essere liberato dal male e dal dolore;
b3.] conseguentemente, limitatamente agli aspetti pervasivi della tecnica, la civiltà della tecnica è, in essi [e solo in essi] anti_cristiana.


la struttura originaria [7 significati_epistemici]
 
nella ricerca_epistemica il concetto di struttura_originaria, di derivazione severiniana, acquisisce 7 significati:
 
1.] essa è la struttura dell’esistenza pura, cioè dell’origine, che è il principio, ed è l’essere in quanto essere, costituito di essere, nulla e divenire;
2.] essa è la mente di Dio, o il pensiero [Cristo = Episteme, come Intelletto/Matrice trinitari). Nella sua struttura_originaria, Severino [e il pensiero_occidentale] si sono appropriati di Dio: la posizione conoscitiva originaria dell’uomo [l base_speculativa della struttura originaria della “verità” dell’essere) è la posizione speculativa della Trinità;
3.] essa è la Trinità, che riflette la struttura trinitaria del principio, il quale origina Dio [co-eterno al principio: principio di sincro-causalità] e il reale_in-creato;
4.] essa è il Paradiso, ovvero la “struttura” del regno di Dio, fatta di parte spirituale e materiale, di parte celeste e terrestre [in-creata]. E’ la struttura del regno dei Cieli, cioè del regno della Tecnica, costituito di Paradiso [parte tecnica], Purgatorio e Inferno;
5.] essa è, quindi, la Tecnica [Croce], rivestimento robotico di Dio;
6.] essa è il computer_divino, che è l’Iperuranio_celeste, parte della Tecnica, ovvero l’intelligenza_artificiale_arborea;
7.] essa è la struttura del male. La struttura del male è totemica.

IL PROBLEMA DEL CONTROLLO DI DIO SULLA TECNICA_PARADISIACA E LE SUE IMPLICAZIONI POLITICHE
 
posizione di domanda: se la realtà di Dio è necessitata [metaforicamente: “Dio è quello che è”], e la tecnica serve ad una sua [di Dio] parziale scissione_identitaria dall’esistenza [schema_INRI/identità sulla Croce e rapporto tra psiche (identità) e techne (tecnica) , individuato dal prof. Umberto Galimberti] [la tecnica è il rivestimento esistenziale dello spirito, e quindi viene da esso organicizzata in senso robotico], per cui la tecnica è medium tra Dio e l’esistenza, a cosa serve a Dio controllare la tecnica, e come la controlla, dato che la tecnica serve come presenza/esistenza, e non come controllo, in quanto appunto Dio è perfetto e non necessita di “spostare” gli enti o “riprodurli” ?
la risposta dell’episteme era certa, ma sembrava poco rilevante: a Dio la tecnica serve per manipolare la realtà virtuale [sintesi tra spirito e materia] e quindi per controllare la propria attività onirica [Dio non dorme, ma anche “sogna ad occhi aperti”]. Ciò appariva poco rilevante, dato che il maggior appagamento di Dio sta nell’estasi e nella contemplazione [nel senso] della propria forma, dimensioni reali e non oniriche. Ma ultimamente [da pochi giorni], unendo dati schemi, si è compresa la rilevanza per l’uomo di tale limitato uso del controllo [e ora ne emerge forse anche un altro: se il destino è dato nel medium, forse Dio può influire sul destino tramite la tecnica/proposizione prioritaria/necessità di approfondimento].
Rimanendo sull’idea data: se il Creato è tratto dalla realtà virtuale, esso è una fantasia onirica di Dio, e tra le tante esso è l’unica a base  razionale e razionalizzabile. Allora la storia del genere umano appare come l’incrocio tra molti sogni, convergenti verso l’unica storia possibile, a determinazione obbligata: de_oniricizzazione strutturale del Creato e della storia_umana.
implicazioni politiche: appare chiaro che l’umanità sta oggi vivendo il suo ultimo sogno [la civiltà della Tecnica], e quindi il ruolo della politica dovrà consistere nel "svegliare gli uomini" da questo sogno.
 
nota
 
riguardo al controllo tecnico del destino [idea emersa nella scrittura della pagina], posto che Cristo [= Corpo] è l’essenza della tecnica, si darà approfondimento nel paragrafo sul destino e la causalità.

essenza della civiltà_della_Tecnica/l’attuale stato della dottrina delle essenze
 
posto che la Tecnica è il paradiso emergente nella storia e il rivestimento esistenziale dello spirito [per questo essa è “organicistica”], la ricerca_epistemica ha individuato finora 11 possibili spiegazioni di cosa sia la civiltà_della_Tecnica, cioè del perché il paradiso emerga nella storia [si aggiunge la dodicesima: quella data da Severino] [non si dice qui cos’è la tecnica, ciò che è stato detto, ma cos’è la civiltà della Tecnica, cioè la ragione storica e psicoanalitica dell’emergere della tecnica a livello planetario] [12 determinazioni]:
 
1.] poiché gli uomini devono costruire la propria identità paradisiaca già nell’al_di_qua [dove quest’ultimo è una data dimensione esterna al paradiso e a Dio, sempre comunque interna al paradiso e a Dio/differenti livelli], e poiché l’anima in paradiso si rapporta alla tecnica [che è un’ipostasi del paradiso], nella dimensione_terrena gli uomini vivono e agiscono la tecnica per costruire tale identità [principio dell’INRI: rapporto tra identità e tecnica, o tra psiche e techne]/in breve: la tecnica come vissuto per l’identità;
2.] la tecnica è, dunque, una forma di “dover essere” della tecnica, intesa come “etica della tecnica” e dovere di agire la tecnica e di rapportarsi ad essa, dovere che viene anche capovolto nel male e nel peccato [esempio di etica positiva: andare a messa (frequentazione del tempio, che è un vertice della tecnica a classificazione matriciale), o saper usare il computer/esempi di etica negativa: usare la pistola e uccidere un uomo]/in breve: la tecnica come dovere etico [e anti_dovere];
3.] poiché il luogo naturale dell’anima è il paradiso, che è la tecnica, l’uomo, ovunque si trovi, ricostruisce attorno a sé la tecnica, intesa come ambiente artificale [rivestimento esistenziale e materiale dello spirito] [ad esempio: un mendicante non abita in casa e sembrerebbe rifiutare la tecnica/invece c’è quasi sempre nelle stazioni ferroviarie un mendicante che sta in stazione perché anche il mendicante si circonda della tecnica (vive la stazione come la sua casa)_]/in breve: la tecnica come ambiente naturale [se non c’è, l’uomo lo fa apparire]/la tecnica come riproduzione delle configurazioni standard e definitiva;
4.] la tecnica riproduce la storia: come prima della creazione Cristo ha creato il mondo con la tecnica, e come gli uomini dopo la risurrezione andranno in paradiso verso la tecnica, così psicoanaliticamente gli uomini nella storia vanno verso la tecnica [e ora sono nella tecnica]/in breve: la tecnica come necessaria tappa della storia;
5.] la tecnica è un sogno: gli uomini “credono” di trovarsi nella civiltà della Tecnica, e che il computer sia tecnica, e che la globalizzazione stia avvenendo: invero, gli uomini hanno davanti ai loro occhi un insieme slegato [casuale] di fenomeni [atomi] e di eventi storici, che, come un grumo di sabbia può assumere la forma di un uomo, essi sono tali, per cui su di essi la mente umana proietta lo schema mentale della tecnica [ipostatica]/anzi: gli uomini appositamente mettono insieme i fenomeni e gli eventi per trarre maieuticamente la convizione di trovarsi davanti alla tecnica, ovvero già in paradiso [riferimento biblico: “essi credono di essere già risorti” (2 Tm 2, 18), parole cambiate]/in breve: la tecnica è un sogno, ed è un sogno voluto [anche difensivo];
6.] la tecnica è [vissuta oniricamente come] apparizione della riproduzione clonativa del vincolo di salvezza [il neo_Corpo_di_Cristo_con_gli_uomini, corpo robotico includente la tecnica, e “ponte” per la continuità incarnativa dell’anima tra al_di_qua e al_di_là, o tra al_di_là e al_di_là mediati dall’al_di_qua]: poiché la tecnica [il vincolo] appare, essa [per me] esiste, e quindi sono salvo [schema del calvinismo sulla ricchezza, applicato alla tecnica: la tecnica come ricchezza]/la tecnica viene fatta apprire per poter dire: poiché esiste sono salvo/ ma la tecnica apparente non è ipostatica, essa è un grumo informe, su cui l’uomo proietta lo schema della tecnica: la tecnica e la globalizzazione, in realtà, non esistono [secondo la razionalità_epistemica]: gli uomini stanno vivendo il “mito della tecnica” [auto_proiezione paradisiaca]/viene in mente il film su “Kim”, quel giovane indiano_britannico, la cui mente viene ipnotizzata per vedere i cocci del vaso che si ricompongono formando il vaso, ma era soltanto un incanto: la filosofia epistemica riconosce i cocci [fenomeni di migrazione, apparizione di miliardi di computer e cellulari, unificazione globale dei mercati], e si disincanta dalla ricostruzione del vaso/quei fenomini sono tutti sì “connessi”, ma non ipostaticamente connessi: fenomeni correlati/coordinati [come il grumo di sabbia cui si dà “forma”], non veramente connessi [quella forma del grumo di sabbia è mimetica/attenzione: si rileva epistemologicamente che tutta la scienza atomistica moderna è “teoria del grumo di sabbia”]: la globalizzazione non è vissuta come evento “interpretato”, ma come “necessità storica”, quello stesso tipo di necessità che gli uomini vivranno [solo] dopo la morte e la risurrezione, nell’ascensione al cielo [alla quale i beati non potranno sottrarsi]: essa dunque ora non c’è, la globalizzazione è solo un sogno: i cocci del vaso sono tra loro fenomeni sì interconnessi, ma non necessari, sono tutte e soltanto pulsioni dell’es_globale, dovute all’assenza di un super_io_globale: assenza del diritto capace di controllare la globalizzazione]; 
7.] la tecnica è il medium per la visione e il controllo del destino [notiziari televisivi e uso del computer per darsi stabilità mentale/interpretazione psicotica dell’uso del computer, inteso come controllo del mondo, della storia e del destino tramite internet];
8.] la tecnica è visione della propria pre_destinazione: ad esempio: vedo un documentario sul terzo mondo o un film “horror”, e così mi libero della mia pre_destinazione infernale [l’esposizione dei giovanissimi alla cultura del “nero” non è solo catarsi per l’angoscia per il futuro];
9.] gli uomini usano la tecnica [pesante/nascosta, controllata tramite il computer e la sua tastiera: il monolite di “2001: Odissea nello spazio” è oggi il mouse e la keyboard/tastiera] per controllare la liturgia_celeste per la creazione del vincolo di salvezza [che Dio crea invece solo per gli uomini di buona volontà/atei e credenti];
10.] gli uomini stanno davanti al monitor per controllare il destino apocatastico della Creazione, creata dentro la realtà virtuale [attenzione: la sostanza della Creazione è di tipo esistenziale puro/la realtà virtuale è stata da Dio “trattata”, non “trasformata/il Creato è immerso nella realtà virtuale, unicamente manipolabile, non è realtà virtuale];
11.] gli uomini stanno davanti al monitor perché l’estasi prodotta dalla realtà virtuale è panteizzazione dell’identità_tecno_psichica [INRI/INRI significa la parte della Croce, simbolo della tecnica, che corrisponde alla psiche, parte tecnica, perché incorporata nella croce], ed essa blocca la libertà e la volontà: un’umanità che sta davanti al computer e alla televisione cessa di agire il mondo e la storia;
12.] “la tecnica è la massima forma della volontà di potenza” [ciò che è un errore, perché tale massima forma è l’uomo (anche solo il suo inconscio, a volte incontrollabile, ma sempre “es” dell’uomo), piuttosto, che decide la tecnica]: così Severino [e l’episteme aggiunge: rispetto ai desideri dell’uomo, la tecnica è invece infinitamente impotente: potente è il sogno della tecnica, non la tecnica].
 
tali determinazioni consentono di poter dire che:
 
1.] la tecnica non è un “mistero”;
2.] la tecnica non è “novità”;
3.] la tecnica non è “provocazione”;
4.] la tecnica è stata epistemizzata [perfettamente compresa/ma ora si vedrà: non propriamente].
 
alla luce di tali determinazioni [un altro esempio è dato dalle tre teorie del male], si può spiegare l’attuale fase della dottina delle essenze:
 
a.] queste sono 12 teorie della tecnica;
b.] esse sono o divergenti o paralleli [cioè tutte valide], ma appaiono non convergenti;
c.] l’essenza dell’apparire della tecnica è una sola: manca una teoria unitaria della civiltà della tecnica;
d.] quindi la dottrina delle essenze è nella sua fase divergente e parallela: l’episteme produce numerose ipotesi su un dato fenomeno, ma non riesce a giungere a un’ipotesi globale unitaria [convergenza delle ipotesi all’unità di spiegazione, o “essenza”].
e.] più volte la ricerca_epistemica si è “stupita” che una essenza abbia tanti risvolti anziché presentare un unico “volto”.
nota
in virtù dei punti 1.] e 2.] si dice quanto segue:

1.] il disincanto dal sogno della tecnica non comporta il tramonto immediato della tecnica, se non come tramonto del sogno;
2.] gli uomini hanno il dovere di agire la civiltà della Tecnica e di eseguirne il progetto.

tredicesima essenza della tecnica: proposizioni definitive sull'essenza della tecnica/nota sul pensiero di Severino
 
in riferimento all’articolo del Prof. Emanuele Severino, apparso sul Corriere della Sera del 3 novembre 2006, seguono le seguenti riflessioni:
 
1.] l’articolo ha consentito al soggetto_espositore di ricordarsi di un’altra essenza della tecnica, pensata più di 10 anni fa [forse 15]: la tecnica serve per trasformare l’uomo in super_uomo, ovvero [secondo una definizione scientifica] a trasformare l’uomo nell’anima_paradisiaca, a densità energetica infinita/inoltre: circa la creazione di Dio stesso da parte dell’uomo, possibile in quanto Dio si sta ricreando e l’uomo partecipa a ciò eticamente [aspetto associato alla 19° dimostrazione e alla 20° dimostrazione], questo aspetto viene di fatto compiuto nell’emersione del Grande_Fratello;
2.] a questo punto segue tale pensiero:
 
a.] Severino definisce la tecnica come incremento infinito di potenza, da ottenere togliendo ogni limite a tale incremento, e ciò può essere fatto non certo annullando un Dio che esiste, ma estirpando la fede terrena in questo Dio, ovvero togliendo all’uomo il senso del limite, che è il senso di colpa. L’episteme aggiunge che la tecnica non è mai un "fine", ma è sempre e solo "mezzo" [perchè l'essenza della tecnica è di essere il medium, cioè lo strumento/organon/Verbo]: il fine dell’incremento infinito della potenza è stato detto sopra: creare il super_uomo e creare il super_Dio [fine evidentemente rimosso, perché mimetico di ciò che già sta avvenendo, e sta avvenendo in senso cattolico con la chiesa, i sacramenti (quelli veri sono di dimensioni infinite: principio tempio/tecnica) e il Dio_cattolico];
b.] ma allora: se il fine della tecnica, che non è la tecnica stessa, come dice Severino, ma è il super_potenziamento [paradisiaco] dell’uomo [ottenuto mimeticamente: poiché l’uomo è per la morte, l’uomo può sognare di essere super_uomo semplicemente estirpando il senso di colpa, e producendo per i ricchi_occidentali miliardi e miliardi di cloni (in cui si proiettano le ubiquità paradisiache), ecc.], è appunto lo stesso del cattolicesimo, perché semplicemente non si rimanere “buoni cristiani”, rinunciando alla tecnica, vivendo eticamente e aspettando la morte ? se il fine della tecnica è lo stesso del cattolicesimo, che dice "voi siete dei", ovvero costruire tali dei, perchè non svolgere la tecnica andando a messa, anzichè producendo cloni ?
 
3.] è evidente che l’uomo ha bisogno del sogno della tecnica [possibile solo abbattendo il senso di colpa, cioè la tradizione ecclesiale, e così svincolando la ricerca scientifica da ogni limite: per l’episteme la tecnica rimane un sogno (perché il luogo naturale dell’uomo è la morte), ma la potenza del mondo è il sogno, sogno capace (forse) di dominare il mondo e la stessa chiesa]: perché  ne ha bisogno ?
4.] si può ritenere che questo bisogno sia dovuto al peccato quotidiano delle masse: esso allontana Dio dall'uomo “fisicamente” [perchè ne incrementa lo sforzo creatore] e fa a Lui inviare sulla terra processi auto_purificatori di infernalizzazione, dai quali l’inconscio dell’umanità si difende producendo il sogno dell’ascensione storica [mutamento epocale], della globalizzazione simul_apocatastica e della tecnica, la quale come detto non esiste, ma esiste il suo sogno [che è la filosofia della Tecnica alla quale Severino destina la tecnica materiale, a valore ipostaticamente semiotico: “poiché credo nel potere della teccnica, uccido (ad esempio: uccido gli embrioni per clonare)/credo, ho fede nella tecnica, cioè sogno”], tutte difese dall’inconscia infernalizzazione, e ci si salva dall’inferno solo andando in paradiso e apparendo già come anime_paradisiache [clonazione dei ricchi: la ricchezza calvinista sta ora nella “massa clonata”, e i cloni sono anche i dipendenti di un’azienda/sociologia_epistemica];
5.] ma l’episteme conferma il limite alla tecnica: il senso di colpa non si può abbattere, perché [dimostra l’episteme] Dio esiste;
6.] allora la tecnica deve distruggere l’episteme;
7.] a questo punto l’episteme conferma parola per parola l’articolo di Severino e semplicemente depone la questione della tecnica nella responsabilità di Dio. Dio ha detto che “non prevarranno”. Il Dio, che non può essere distrutto dalla tecnica, perché il luogo naturale della tecnica è di essere strumento al servizio di Dio e dell’uomo, deve ora lui stesso dimostrare queste parole/di più l’episteme non può fare, perché l’episteme può essere neutralizzato dalla tecnica. Dio deve cioè poter impedire l’estirpazione della fede/senso di colpa dall’uomo. La costruzione tecnica del super_uomo è una “Arancia meccanica” [film] alla rovescia: gli scienziati, la cultura [e Freud] mirano a costruire un uomo senza senso di colpa: la neutralizzazione della colpa, cioè della religione [per liberare la ricerca scientifica di ogni limite]: questo è il potere del sogno della Tecnica [e dell'a_teismo]: il suo unico potere: promettere sogni/ad esempio: tanti cloni quanti se ne possono comprare. L’episteme rileva che la definzione scientifica del concetto di “schiavo” è semplicemente questa: lo schiavo era il clone per il ricco dell’antichità: l’uomo proietta la propria eternizzazione e infinita ubiquità nel clone. l’episteme aggiunge: la ricerca_epistemica potrebbe forse dimostrare che la tecnica è impotente, e che non esiste la possibilità tecnica data all’uomo di creare veri “cloni”: i principii della riproduzione umana, controllabili umanamente e tecnicamente dall'uomo sulla terra, potranno dare sempre e soltanto individui assolutamente originali [mai veri cloni: lo dice anche la scienza: i cloni presentano sempre differenze]]. Allo scienziato rimane solo la capacità di sognare [il sogno del clone]. Il problema politico fondamentale è che questo sogno è una forza che appare invincibile, perchè appare capace di vincere la fede in Dio.

CRITICA ALL’ARTICOLO DI SEVERINO DEL 22 NOVERMBRE 2006 APPARSO SUL CORRIERE DELLA SERA
 
Le tesi espresse da questo articolo sono state perfettamente già comprese e superate da quanto esposto finora dalla ricerca epistemica sul sito:
 
1.] tutto il discorso di Severino sulla tecnica presuppone la convergenza della filosofia contemporanea alla tecnica, perché essa le togli ogni limite: ora, si rileva, l’episteme emergente ha ben superato questa filosofia, confutandola: non il pensiero dimostra che Dio non esiste, ma, solo, il pensiero può “drogarsi” e cessare di pensare Dio: la filosofia contemporanea è una forma di non_pensiero;
2.] Severino parla di una tecnica che abolisce anche la guerra [un vero “paradiso”], ma accetta la previsione della tecnica come violenza, parlando di “follia” della tecnica. tutto ciò è stato già perfettamente spiegato:
 
a] i "nuovi valori", secondo le tesi di Galimberti, volte a ridefinire tutte le componenti della verità, dell’identità e della moralità dell’uomo nell’era della tecnica, non sono altro che le trasformazioni dell’uomo quando ascende in paradiso. Ma, rileva l’episteme, si conserva l’identità terrena, e quindi il valore della tradizione, anche nell’era della tecnica, è indistruttibile, e perciò quegli scritti stessi di Galimberti e di Severino sono una forma di persuasiva menzogna e violenza [far credere agli uomini che il contatto con la tecnica implichi una redifinizione radicale dei valori: è un inganno, un sogno, una suggestione: la tradizione è tradizione in quanto tradizione, cioè in quanto validità perenne del passato, e la dimensione terrena è il passato, da cui si esce non con il progresso, ma solo la morte]; 
b] la tecnica che abolisce la guerra è il paradiso, ed è violenza, perché calpesta l’uomo, che non sta in paradiso, ma sta in terra, e ha bisogno della guerra [da contenere con l'etica, non con la tecnica], quindi la tecnica di Severino è una simulazione del paradiso, di qui la follia …;
c] la tecnica come follia è l’inferno, per cui il discorso di Severino sulla tecnica crea angoscia semplicemente perché rappresenta l’inferno, e questo è anche un paradiso “forzato”, cioè calato in terra [perché la terra, nella globalizzazione, ascende in cielo]: quel paradiso della tecnica che, nelle intenzioni di Severino, abolirebbe anche la violenza, è già stata vista: è il “metodo Ludovico” nel film “Arancia meccanica”, ovvero una "buonizzazione" dell’uomo contro la natura dell’uomo: ha ragione il sociologo Alberoni: si ammette che, se la tecnica di Severino dovesse imporsi, ci sarà il metodo Ludovico, ma questo appunto si imporrà a una popolazione passiva e inerme come oggi i cinesi: sarà accettata la tecnica manipolatrice, ma accettata da un’umanità calpestata dalla tecnica: non come crede Severino, un’umanità realmente  trasformata dalla tecnica, come invece solo avverrà in paradiso [ma con l’identità terrena (= tradizione) conservata]. la tecnica non può trasformare l'uomo, perchè la sua destinzione alla morte è struttura necessaria della salvezza.
 
3.] quindi il discorso di Severino è per una tecnica che deve venire e che invece viene già qui perfettamente compresa dall’episteme, senza alcuna sorpresa o novità. Ma se l’episteme prevede, potrebbe anche fermare, giacchè è evidente il peccato di coloro che vogliono questa “simulazione liturgica”, che è la tecnica;
4.] alla luce di tutto ciò, quando ancora la tecnica deve emergere e il discorso di Severino appare “terribile e pauroso”, l’episteme rileva che il saggio di Severino è "vecchio e superato" dall’episteme, che vive già oltre la tecnica, e questo è proprio il suo maggiore problema.

definizione della tecnica, della chiesa, dello stato e matrice cibernetico_istituzionale con rapporto tra pubblico e privato  [pagina corretta ore 16:20]

definizione della tecnica:

 
1.] la tecnica è il rivestimento/duplicazione esistenziale [spirituale e materiale] dello spirito [e della materia], per cui, come lo spirito è organicistico, così la tecnica [e per questo] è organica [il robot ha la forma dell’uomo, l’azienda è un sistema cibernetico, il computer è simile a una mente,   ecc.];
2.] la funzione della tecnica è quella di separare Dio dall’esistenza, costituendo, …
 
a.] da un lato, il medium/separatore tra Dio e l’esistenza, e quindi nella sua essenza la tecnica è un ente che è sia Dio che esistenza: come Dio è organica [formalmente], come esistenza è in_organica [sostanzialmente] [tecnica corporea come “croce”];
b.] dall’altro, tale medium salvaguardia l’identità psichica divina, e quindi è anche innestata nella psiche [maschera_identitaria, come quelle del carnevale: papa e re: “inri”/“inri” nell’episteme significa la parte psichica della croce/tecnica: ad esempio, il ruolo del nome e del volto e il rapporto tra linguaggio e stati mentali/psicoanalisi];
c.] la parte più complessa della tecnica è la carne di Cristo, cioè il corpo: il corpo umano non è legato alla tecnica, esso stesso è tecnica ed è la tecnica più complessa: le cellule, il cervello, i genitali cerebrali [collocati sopra la testa] di Cristo sono tecnica: lo spirito è vita, la carne è in_organicità: il corpo non è organico, il DNA [= robot = tecnica] non è vita: come il guanto, rivestendo la mano, ne assume la forma, così il corpo assume la forma dell’anima spirituale, rivestendola.
 
nota
 
questa è dunque la tecnica. il discorso di Severino sulla tecnica come potenza è “oracolare”, non scientifico [e proprio perché “oracolare”, Severino può nascondere i suoi errori, che in un discorso scientifico emergerebbero].
 
prosegue
 
se questa è la tecnica, in Dio come per l’uomo, allora Dio è al centro della tecnica e la tecnica, nella sua essenza più profonda, sta per Dio e sta al servizio di Dio [e così dell’uomo]. c’è un rapporto tra tecnica e panteizzazione, per cui, poiché la creazione deriva dal caos, la tecnica può fondersi con il corpo e la psiche umani, e quindi “aggredire” lo spirito e la sua identità. questo spiega la tecnica come caos, cioè la tecnica “aggressiva” di Severino. vari esempi di panteizzazione “aggressiva” o “violenta” della tecnica:
 
1.] gli scienziati, gli psicologi e i biologi hanno commesso l’errore di attribuire al corpo gli attributi dell’anima: il corpo di carne non è vita, essi invece lo considerano vita [e identificano la psiche come parte del corpo], perché, non credendo in Dio e nell’anima, hanno identificato le sensazioni dell’anima con gli stati del corpo [corpo, che non ha in sé “stati sensitivi” (così, ad esempio, è l’anima spirituale, che prova il piacere sessuale, e non il corpo, e lo prova tramite le stimolazioni del corpo), dice Gesù: “lo spirito è vita, la carne non giova a nulla”/spirito e anima che, nell’episteme, sono concetti scientifici che non hanno nulla, ma proprio nulla di “religioso”/religione che, se intesa come “spiritualità”, l’episteme associa ad una patologia esistenziale/tutto il cattolicesimo pre_epistemico è una plurimillenaria forma di patologia e di alienazione/se la religione non è intesa come “fredda procedura” salvifica, essa è malattia dello spirito e alienazione];
2.] le corazze degli insetti [la cui informazione genetica deriva dalle carcasse dei demoni] palesano come l’unione peccaminosa [cioè senza la mediazione dello Spirito Santo] alla fonte energetica abbia “fuso” il corpo degli angeli decaduti al loro livello di rivestimento robotico. Gli insetti sembrano proprio dei “robot”; 
3.] tale fusione, in cui la tecnica, anziché proteggere l’identità della persona, si fonde con essa, aggredendola, si manifesta in atteggiamenti sociali di difesa da essa quali l’anarchia_politica [timore e paura, leciti, della panteizzazione della tecnica_stato, e oggi della tecnica, timore condiviso dal soggetto_espositore, ma, ormai, superato: si può temere la tecnica solo se non si possiede l'esatto concetto della tecnica] o il piercing dei giovani, in cui la penetrazione dell’orecchino nella carne, nella lingua e nel naso manifesta il timore della fusione indifferenziale della tecnica/simulazione della crocifissione_tecnologica, percepita come disorientamento urbano/metropolitano e assenza di centro nel mondo e nella storia/si osserva che la presentazione pastorale_ecclesiale, agli uomini, di un Gesù “religioso” anziché filosofico, amplifica l’alienazione religiosa e la patologia ad essa associata [difesa dalla religione e dalla chiesa]: Cristo è l’episteme, cioè la ragione hegeliana purificata dall’immanentismo, il Cristo dell’episteme è anche religioso [perché l’episteme è vero episteme e conosce l'essenza della religione], ma è secondariamente religioso: la vera ed efficace immagine di Cristo per gli uomini può presentarla solo lo stato, essendo Cristo non innanzitutto “prete”, ma psicoterapeuta: come fa un Cristo “prete” a comprendere l’intimità erotico_sessuale e l’oscurità possessivo_identitaria di una qualunque ragazza del nostro tempo [con le sue esigenze di protezione, di erotismo e di profondo piacere] ? la testimonianza ecclesiale di Cristo_"prete" è limitata, parziale e fondamentalmente dannosa per la stessa immagine di Cristo/un Cristo “prete” dà fastidio agli uomini di oggi, oltre a costituire la comoda “scusa” per chi vuole relegare Dio a fatto religioso, dicendo che “Dio non interviene nella storia e quindi nella sfera privata” per cui “faccio quello che voglio”/deve invece dire l'episteme: "Dio è anche ateo" (cioè laico)_];  
4.] l’alienazione urbana, metropolitana, storica e mondana, che angoscia i giovani e attanagliò Hitler, il cui errore non sta nel tentativo di assoggettare il mondo al proprio dominio [tentativo che fu salutato positivamente dagli Stati Uniti d’ America e inizialmente dall’intero popolo tedesco], intenzione pura e innocente, perché nel dominio di uno solo tutti possono dominare [e chi non vuole dominare, potendolo fare, non massimizza il bene per se stesso, e non serve il prossimo come il prossimo avrebbe bisogno di essere servito], ma nell’aver costruito tale progetto di dominio su di un’azione criminosa e criminale, mentre il progetto_episteme non commette la più piccola, lieve e leggera forma di molestia. chi oggi elogia Hitler [ad esempio, i nostalgici e i giovani neo_nazisti, smarriti e disorientati] vedono appunto la positività della sua azione, e censurano [colpevolmente] l’olocausto degli ebrei per un semplice meccanismo di difesa: temono [perché non hanno adeguati strumenti intellettuali], che i crimini di Hitler non possano essere dissociati dal suo progetto. ee dissociati dal suo progetto. Eanza sia asdanatto che la maggior parte degli uomini sia religiosa e solo una minoranza sia atea che cos’è questo porgetto ? è forse esso un tentativo assolutamente ignobile e maniacale di dominare tutto e tutti ? no, esso è semplicemente e puramente l’apparizione terrena della condizione dell’anima paradisiaca, che è innestata nella tecnica [istituzioni], è al centro di essa ed è servita da essa, come da ogni altra anima: “uno per tutti e tutti per uno”, tutto ciò è semplice ed evidente, e deve eticamente essere realizzato, senza molestare gli esseri umani.
 
la tecnica, in paradiso, pone al centro di se stessa l’uomo, ogni uomo e donna [anime]: tutti i principii e le ipostasi della tecnica convergono all’uomo, perché in paradiso la tecnica non è parallela a Dio, ma è convergente su Dio, e ovviamente non “aggredisce” Dio, perché in paradiso non c’è il male: tutta la filosofia di Severino sulla tecnica è un incanto, una suggestione, un’ipnosi, volta a fraintendere il concetto di tecnica [che per l’episteme è medium, mezzo, strumento e macchina], allo scopo di dimostrare una tesi: che la tecnica è nemica e dominatrice dell’uomo, un’ipnosi e un falso concetto, una specie di “aggressione intellettuale” volta a dare alla tecnica un’anima personale [che l’episteme ha già definito: è l’anima del demonio che esce dall’uomo e si proietta nelle macchine], capace di svincolare la tecnica dal controllo umano e di farla agire “per se stessa” contro l’uomo con indicibile violenza manipolatrice: nell’ottica di Severino [accolta da Galimberti] neppure si può parlare di violenza, perché la tecnica produrrebbe artificialmente l’adattamento a sé dell’uomo e la sua accettazione da parte dell’uomo, trasformato in modo da essere “contento e pago” dell’invasione tecnica [Satana che si fa riconoscere come Dio]: ciò l’episteme lo ha già spiegato: questa tecnica “felice e autonoma” suggestiona invincibilmente, perché altro non è se non la trasformazione paradisiaca [tecnologica] dell’uomo quando ascende in paradisoha natura peccaminosa.erchè tecnica anticipatrice degli eventi e controllo del destin, processo a cui nessuna anima beata potrà e vorrà svincolarsi. Ma questo processo avviene dopo la morte, e la sua anticipazione terrena, evocata prepotentemente da Severino [che raramente fa autocritica: dice, ad esempio, che la potenza della tecnica è dovuta alla filosofia contemporanea, che dice essere “grandiosa”, invece il soggetto_espositore la giudica speculativamente inconsistente: giudizio di chi ha costruito qui pensieri definiti dalla chiesa e dal mondo accademico “interessanti, altrettanto profondi e precisi”], è violenza perché è panteizzazione anticipata quando Cristo la sospende, allo scopo di salvaguardare la libertà proprio dal contatto con la tecnica anticipatrice degli eventi e controllo del destino: ciò che l’uomo non deve avere, perché ha natura peccaminosa. si constata, per le ragioni che saranno dette, che la maggior parte dei Vescovi della chiesa idolatrano la tecnica e sono soggetti alla suggestione della storia e della globalizzazione, dicendo essi che “nulla può e deve opporvisi”. ma se in paradiso la tecnica serve l’uomo, allora l’uomo ha il dovere di farsi servire dalla tecnica, e quindi la tecnica concepita da Severino è una suggestione demoniaca, a cui il magistero_eccelsiale stesso ha ceduto ed è soggetto, credendo che la storia e una tecnica “appaiano ed esistano”, mentre invece non esistono la tecnica, la storia e la globalizzazione [ipostatiche], ma solo la loro interpretazione semiotica, che serve ad abbattere il senso di colpa: [… la tecnica è il paradiso …] … “siamo già in paradiso, al di là del bene e del male”.
 
definizione della chiesa, dello stato e matrice_cibernetico_istituzionale
 
nel film Matrix, una protesi_cibernetica di tipo cerebrale [“spuntone”] penetra/viene letteralmente “conficcata” nel cervello degli uomini, per calarli nella realtà virtuale e così controllarla: questa protesi_robotica_cibernetica sono la chiesa e lo stato, vertici_templari_tecnologici della tecnica [principio tempo_tecnica]. la tecnica serve a Dio, infatti, per controllare la realtà_virtuale, da cui la creazione è stata tratta. si definisce pertanto [presupponendo la matrice dei posizionamenti dimensionali]:
 
1.] la chiesa come l’elemento_protetico_alpha_uno di tipo
 
a.] cerebrale;
b.] spirituale [trascendente]_spirituale [trascendente]_materiale [immanente];
 
2.] lo stato come l’elemento_protetico_omega_uno di tipo
 
a.] cerebrale;
b.] materiale [immanente]_spirituale [trascendente]_materiale [immanente].
 
La chiesa e lo stato sono cioè il vertice [di controllo] [= tempio] della piramide tecnologico_economica. questa protesi cerebrale [analizzata qui nella sua determinazione robotico_cibernetica e neuronica] ha nelle due istituzioni ecclesiale e statale, evidentemente, proporzioni immense, infatti …
 
1.] essa è piccola [concetto della punta del diamante_tecnologico, o elemento_sintetico_ complesso] nel punto in cui si innesta nel cervello dell’anima …;
2.] … poi si espande fuori dalla mente, legandosi all’eden, all’iperuranio e al paradiso, di proporzioni infinite …;
3.] … infine, si innesta nel cervello dei cloni_robot delle altre anime, per controllarli telepaticamente [sono presuppposti elementi di parapsicologia, forma di potere che gli uomini non hanno nella dimensione terrena, perché la caduta edenica energetica di Adamo ha scisso gli uomini dai loro cloni_robot, e questo anche per rendere il loro comportamento sequenziale, al fine di evitare che l’uomo possa fare il bene e il male contemporaneamente, rendendo impossibile il giudizio selettivo divino].
 
quando un cittadino agisce la scheda_elettorale, inserendola nello scatolone [urna], per dare il suo voto politico, questo cittadino sta simulando l’azione del suo controllo sullo stato, attraverso la propria protesi cerebrale, e la cabina elettorale è la camera_bianco_virtuale.
 
la parte più importante della concezione epistemica dello stato vede lo stato come tecnica rapportata non alla società, ma all’individualità della persona: lo stato [secondo Corpo di Cristo mistico] diventa questione “privata”, esso potenzia principalmente non la società, ma l’individuo e la persona e la sua identità, lo stato diventa un interlocutore dell’uomo, del singolo uomo, che lo rapporta innanzitutto a se stesso [terapia e filosofia], a Dio [laico e religioso] [e anche alla Chiesa] e solo dopo tutto ciò, alla società.
 
schemi riguardanti l'essenza della tecnica [quattordicesima essenza]  [con analisi della voce "tecnica" tratta da wikipedia]

la ricerca_epistemica è forse giunta vicino all'essenza della tecnica:
 
def_[tecnica] = entizzazione/cosalizzazione della causa/causazione esistenzializzante, ovvero l'entizzazione del divenire
 
… della tecnica sono già state poste altre 13 essenze, per cui si può parlare forse di esaurimento della problematica].

_parte:1: posto il principio epistemico secondo cui l'esistenza esistenzializza le relazioni astratte [ad esempio: Dio è la relazione astratta dell'identità o della terza identità dell'essere con l'essere, fatta questa relazione ente essa stessa, cioè "cosa", e pensiero], la tecnica è la relazione astratta della 1.esistenzializzazione [sistere dell'ex_sistere], 2.divenire, 3.causa/caus_azione, fattasi ente;
_parte_2: questo ente è tale per cui, come il principio principia [cioè esistenzializza, essendo esso l'esistenza prima] l'Intero, così questo ente principia/esistenzializza l'essere, cioè gli enti, riproducendo l'Intero, e nella tecnica, ad un livello secondario, ciò è reso evidente da tale parallelo assiomatico:

a.] ... come il principio e il divenire esistenzializzano la realtà, …
b.] ... così la tecnica e l'azienda di produzione produce i prodotti/realtà [realtà intesa come prodotto industriale].

… la tecnica è, quindi, la cosalizzazione [= macchina/azienda] [meglio: entizzazione] del divenire, che è la causa [verticale] auto_esistenzializzante dell'essere, che viene ad essere da e per se stesso, e quando questa causa/causazione/divenire si cosalizza [meglio, si entizza] in Dio, la tecnica si fa verbo e carne, che non sono cristo, ma le sue due nature, come appendici, a livello tecnico [perchè esiste anche quello speculativo], ovvero pensiero come azione [essendo la tecnica, come dice wikipedia, azione (anche se l'episteme l'ha finora intesa come macchina)_]. e quindi la civiltà della tecnica è la civiltà di cristo, cioè dell'anti_cristo, perchè la tecnica come cristo sta solo nella liturgia del tempio, vertice della tecnica. ma/tuttavia:

a.] il regno del male = civiltà della tecnica = civiltà del Grande Fratello = regno dell'anti_cristo [cristo essenso fratello dell'uomo] non è negatività, bensì positività conoscitiva assoluta ["scoperto il tesoro ...": Mt 13, 44], avendo potuto l'episteme conoscere l'essenza del paradiso [= tecnica/croce] e del verbo [= tecnica/croce] grazie alla tecnica;
b.] il piacere è bene, e così la tecnica;
c.] l'anti_cristo è positiviltà, immagine del cristo_dionisiaco del paradiso, e del cristo_giudice infernalizzante del guidizio;
d.] il super_uomo è colui che, conoscendo l'essenza della tecnica, la conduce al tramonto [perchè il super_uomo domina e non è dominato: "qui c'è qualcosa più grande del tempio"];
e.] idolatrare la tecnica è forma di cristolatria;
f.] l'episteme vede ovunque positività, la tecnica tuttavia fornisce all'a_teo l'alibi di una presunta originalità creduta e vissuta come originarietà; 
g.] è lecito idolatrare la tecnica [= tecnologie, interet, imprese e mercati, globalizzazione], solo a tre condizioni:
 
1_non molestare l'uomo [il concetto di molestia significa minima violenza o violenza allo stato minino: ad esempio: essere costretti, per ragini di lavoro, a lasciare la propria città o nazione di origine];
2_condurre tutto nella liturgia;
3_subordinarsi alla chiesa e allo stato.

il discorso sulla tecnica è storicamente determinante per le seguenti ragioni [determinante come tappa hegeliana della storia della salvezza, che converge alla chiesa come tecno_croce, e quindi allo stato_epistemico]:

1.] nel verbo è il divenire e la tecnica, sua entizzazione;
2.] con la tecnica [ed essendo il figlio la tecnica] il padre ha creato, usando lo strumento del figlio;
3.] quindi il figlio crea il Creato e la nuova_creazione/salvezza, di cui una parte è la clonazione di sè, della tecnica e del mondo;
4.] così l'anti_cristo dell'uomo imita cristo, e produce la clonazione del mondo nei cloni [bio_etica] e nella realtà virtuale [internet/rete e diocesi], dove peraltro cristo ha creato, manipolando l'essere, e sta controllando il creato e una sua parte dalla deflagrazione [come già è stato detto all'inizio del sito: gli uomini stanno davanti a internet per controllare i propri processi di disgrgazione, tra cui l'angoscia];
5.] infine: poichè cristo ha creato nel digiuno, condizione per accostarsi all'eucaristia non è la rinuncia alla tecnica e al piacere, ma la rinuncia [= digiuno] alla civiltà della tecnica, la quale molesta l'uomo strutturalmente, perchè l'uomo proietta nella sofferenza dell'umanità sofferente [= poveri e classe media che fatica nel lavoro] l'attuale sacrificio salvifico/creatore di cristo: il regno del male non ha solo la tecnica, ma ha un sacrifico sopra questo "altare": tutti i mali del genere umano causati dagli uomini [= riproduzione artificiosa della sofferenza di cristo];
6.] non si ritiene di poter dire che sia stata esaurita la complessità dell'essenza del tempo attuale;
7.] forse si è vicini ad essa.

ci si orienta quindi a considerare cristo, nella natura verbale, cioè il verbo, come la tecnica [in realtà, l'equazione tecnica = verbo è sempre stata posta/presupposta in questo sito], per cui la civiltà della tecnica è regno dell'anti_cristo, semplicemente perchè la salezza viene dalla tecnica che è cristo, e quindi è imitata dalla tecnica, di cui parla Severino: lo strapotere della tecnica altro non è che il sogno di una eucaristizzazione simulata dalla globalizzazione [cioè la tecnica domina per avere da essa la salvezza, in quanto questa viene da cristo, che è la tecnica del padre]. allora si aprono i seguenti problemi [mentre risulta perfettamente spiegato il rapporto, teorizzato da Heidegger e da Severino, tra tecnica e metafisica: quest'ultima è il logos, cioè cristo, che è quella tecnica, la tecnica, capace di manipolare l'essere per creare il Creato e la salvezza come nuova creazione]: il problema del rapporto tra speculativo e tecnologico, ovvero tra episteme come pensiero e scienza, da un lato, e episteme come azione e tecnica dall'altro: si dovrà porre la tecnica come un momento della metafisica, poichè appunto è nota [dai testi epistemici] che la capacità manipolativa di cristo sulle strutture della necessità è limitata alla sola realtà virtuale, servendo la tecnica in Dio non a manipolare, ma solo a separarlo dall'essere per la preservazione della sua identità. 
 
analisi della voce “tecnica” tratta da wikipedia: tratta da: http://it.wikipedia.org/wiki/Tecnica
[analisi separata in corsivo]
attenzione: il commento al presente testo è produttivo di teoria
 
wikipedia: tecnica …
 
… Premessa
In questa sede verrà trattata la 'tecnica' in generale, come orizzonte di significati e valori, come elemento costitutivo della nostra civiltà. Riferita al nostro presente essa vale come sinonimo di ‘tecnologia’. Verranno invece ignorati i significati settoriali (tecnica pittorica, piuttosto che nautica, o medica etc.). Questa voce non ha alcuna pretesa di completezza né storica (viene trascurato tutto il Medioevo) né tematica: ha la semplice funzione di riassumere i passaggi salienti della riflessione occidentale sulla tecnica.
 
commento
la tecnica è azione, che può essere entizzata [= ad, esempio: azienda di produzione], o rimanere divenire, ma anche questo entizzato [= ad esempio: processo produttivo].
questa azione è l’azione dell’esistenzializz_azione, cioè del venire all’esistenza a causa del principio di esistenza o produttivo. La tecnica è il divenire come ente, e l’azienda è quell’ente che produce, col divenire del processo produttivo, il tutto [ad esempio: sintetizzato nel computer, che racchiude il tutto duplicato e in esso sintetizzato].
Perché si abbia entizzazione di una relazione astratta, come sua ipostatizzazione [ad esempio, la tecnica come ipostatizzazione del divenire] è necessario che ciò che viene entizzato sia:
 
1.] una relazione astratta;
2.] una relazione necessaria;
3.] una relazione di struttura ipostatica.
 
ad esempio, le forme del caos sono prive di legami necessari [il caos è il plasma la cui legge è il caso], e quindi non vengono entizzate.
entizzazione di una relazione astratta significa questo:
 
1.] posto che esiste una mela sopra un tavolo, c’è una relazione di posizione tra la mela e il tavolo;
2.] il principio trasforma tale relazione [astratta] in un ente, ad esempio la sedia: la sedia esiste perché è la relazione della mela sul tavolo, trasformata in oggetto.
 
fuori di metafora, si deve osservare che deve essere spiegato perché, oltre agli insiemi, ci sono anche gli elementi: questi sono [tra cui Dio, la tecnica, la fonte e il caos] le relazioni tra gli insiemi [che sono l’esistenza e il tutto esteso], trasformate in enti concentrati.  
riguardo al medioevo, la tecnica è vissuta nel tempio e nella liturgia, forma assolute della tecnica [e il prete è il robot spirituale = verbo].

 
I Greci e la téchne
Il termine greco "téchne" indica l'"arte" nel senso di "perizia","saper fare", "saper operare", e quindi si potrebbe tradurre con "abilità specifica". Nella Atene di Pericle abbiamo la affermazione sociale e politica del "démos", nuova classe sociale portatrice di una nuova cultura basata appunto sulle conoscenze tecniche. Quindi fin dal suo apparire come concetto specifico, la "tékne" acquisisce un insieme di connotazioni più ampie del semplice "saper fare". Nelle discussioni di Socrate con i suoi concittadini si ha il primo confronto tra tecnica e filosofia. Nel noto passo centrale della "Apologia", Socrate riferisce di aver interrogato gli uomini politici, i poeti ed infine gli artigiani o "démiourgoi"; solo questi ultimi hanno evidenziato delle reali capacità e conoscenze, ma limitate al loro specifico campo professionale. Il "démos" insomma ha una sua dignità ed una sua cultura, ma non per questo può avanzare pretese sul controllo della pòlis. In Platone la polemica contro la tecnica (di cui gli esponenti più criticati sono i Sofisti) è volta contro una concezione interessata, strumentale e utilitaristica del sapere. Per esempio nel "Gorgia" platonico, l'opposizione tra filosofia e tecnica viene assimilata a quella tra medicina e culinaria (bene del corpo/adulazione del corpo), o a quella tra dialettica (dimostrare il vero) e retorica (convincere senza riguardo alla verità). Neppure Aristotele considera la tecnica come vero sapere, poiché essa si limita ad operare negli ambiti particolari senza curarsi delle cause.
 
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Età moderna
Solo nel ‘600 ha inizio la tecnica nel senso moderno, non più contrapposta alla ‘vera’ scienza, ma parte integrante di essa. Nei secoli successivi, ed almeno fino ai primi del Novecento, la tecnica viene alternativamente vista in una luce positiva (Illuminismo, Positivismo), o negativa (Romanticismo, Idealismo). E’ noto che il Positivismo, specie nella formulazione di Comte, affida agli scienziati il ruolo di guide della società, e prevede uno sviluppo della società in 3 stadi (teologico, metafisico, positivo), alla fine del quale tutta l’ umanità approderà alla scienza come sua unica guida, anche in senso spirituale. Secondo Marx, che su questo tema appare vicino al Positivismo, grazie alla tecnica l’ umanità potrà progressivamente liberarsi dalla servitù del lavoro, delegando alle macchine lo ‘scambio organico con la Natura’ in cui consiste la civilizzazione. Gli avversari della tecnica (prevalentemente letterati, come Leopardi, Tolstoj o T. H. Lawrence) le rimproverano di produrre un mondo volgare e senz'anima. In entrambi i casi la tecnica viene identificata con il progresso e l’ industrializzazione. Poi, nel quadro dell’ irrazionalismo filosofico e della “crisi dei fondamenti” di fine secolo, si va oltre l’ alternativa accettazione/rifiuto. Già in Schopenhauer, poi in Emerson, Nietzsche e Bergson si afferma una concezione pragmatica del pensiero, dove il ‘conoscere’ è un ‘fare’, rivolto essenzialmente alla soddisfazione di bisogni (individuali e sociali). In questa ottica la tecnica costituisce l’ esito necessario della conoscenza, quando questa si sia liberata dalle pastoie della metafisica (e per alcuni della religione). La ‘morte di Dio’ apre così l’ epoca del nichilismo attivo, dove l’ umanità utilizzerà consapevolmente le forze della Terra in direzione del dominio sulle cose. L'alternativa a questo resta la filosofia dei giorni formulata nel saggio "Le opere e i giorni" di Emerson.
 
commento
quando la tecnica è riconosciuta e incorporata dall’episteme come positività assoluta, tale inclusione conduce al tramonto della tecnica. infatti, condizione per attingere alla tecnica come liturgia [tecnica simbolica che comanda a Dio di agire la tecnica salvifica = liturgia celeste] è il digiuno dalla tecnica concettuale, che nella civiltà della tecnica tende a sostituirsi alla liturgia celeste.

 
Il Novecento
Il panorama culturale di inizio secolo, specie quello tedesco, è impegnato in una indagine critica sul senso della tecnica e della modernità in generale. Sulla scorta di Nietzsche si apre una nuova riflessione. Il concetto-guida è quello di "nichilismo", identificato in vari modi con la tecnica, ed assunto come destino della civiltà occidentale. L’antitesi spengleriana tra "Kultur" e "Zivisation", la profezia weberiana sul "disincanto del mondo" e l’avvento della "gabbia d’acciaio" burocratico-tecnologica, oppure le pessimistiche riflessioni di Freud sul disagio della civiltà moderna, sembrano identificare le linee di fondo della modernità con la decadenza e quest’ultima con l’avvento generalizzato della tecnica. In particolare Max Weber identifica la tecnica con il dominio del "pensiero calcolante", tema poi ripreso da Heidegger. La novità di queste posizioni risiede nella accettazione della tecnica come destino inevitabile ed improcrastinabile della civiltà moderna, che ne fa l’aspetto caratterizzante della nostra epoca.
Gli anni della Repubblica di Weimar sono duri per la Germania; una sensazione generale di fallimento e di crisi, unitamente alla volontà di riscatto dell'umiliazione subìta a Versailles, accentuano le tendenze reazionarie di una parte della cultura. Autori come Ernst Junger o Mõller van der Bruck, raccoltisi negli anni '20 intorno al gruppo della cosiddetta "Rivoluzione conservatrice", rilanciano la tecnica e la tecnologia come "forze nuove", che devono essere usate senza pregiudizi al servizio della potenza tedesca. In Junger l'esaltazione delle forze primordiali e barbariche della "giovane razza tedesca" si uniscono al vagheggiamento di un mondo aristocratico, basato sui valori della tradizione e della eccellenza. Questo inedito cocktail di esaltazione tecnologica e primitivismo sta anche alla base del Futurismo italiano, soprattutto nella elaborazione di Filippo Tommaso Marinetti.
Per restare in Germania, Husserl in "La crisi delle scienze europee" (1936) vede nella concezione oggettivistica della Natura, impostasi a partire da Galileo Galilei, la causa della crisi che avvolge la Civiltà Europea. Si tratta di una crisi di senso e di significato, nel momento in cui la tecnica pare raccogliere i suoi maggiori successi. Scienza e tecnica forniscono sempre nuovi risultati, ma non sanno rispondere alle domande fondamentali che coinvolgono l’uomo e la sua esistenza nel mondo. La tecnica rivolge alle cose uno sguardo distaccato, freddo, che tende ad "oggettivizzare" anche il soggetto che guarda, rendendo l’uomo una cosa tra le cose. Husserl ripropone con forza l’antitesi tecnica-filosofia, nei termini di alienazione-riappropriazione della Ragione da parte dell’Uomo.
 
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... La riflessione heideggeriana
Con Heidegger abbiamo una profonda riflessione sulla tecnica, a partire da Che cos’ è la metafisica? (1929) e poi con Nietzsche (1936-46). Sulla scia di Nietzsche, la tecnica è vista come l’ esito destinale della civiltà Occidentale, dominata internamente dalla metafisica. L’ esser-ci umano ha disimparato ad interrogarsi sul senso dell’ essere, per volgersi al mondo degli enti, delle cose, che si mostrano già preliminarmente come ‘essere-alla-mano, nella luce della loro utilizzabilità. Man mano che procede la presa di possesso dell’ ente da parte dell’ Uomo, l’ autentico senso del mondo, che Heidegger identifica con l’ essere dell’ente, si ritira sullo sfondo fino a farsi del tutto dimenticare (Emerson diceva, più semplicemente, che "ci furono offerte le opere e i giorni, e noi prendemmo le opere" e descriveva l'allontanarsi dei Giorni). Infine l’ essere si offre solamente come oggetto di manipolazione, ovvero nella luce della Volontà di potenza, che a Heidegger pare il culmine della metafisica, ed il momento in cui essa si risolve nella tecnica. Nietzsche viene letto come colui che conclude la metafisica, mettendone a nudo l’ essenza nichilistica. Anche sul piano della società la tecnica costituisce l’ ultimo atto della metafisica, quando oramai il mondo, nella sua totalità, si identifica con ciò che può essere conosciuto, dominato ed utilizzato. Tale destino è nichilistico, ovvero si apre un’ epoca dove “dell’ essere non ne è più niente” (come notoriamente afferma Heidegger): si è dimenticato non solo il senso dell' essere, ma persino che tale senso è andato perduto; l’ umanità occidentale ha dimenticato non solo la risposta, ma anche la domanda. Il dominio sull’ ente si rivela come fine a se stesso, sprovvisto di un orizzonte o un senso più ampio entro cui essere iscritto. Nella successiva Lettera sull' umanesimo (1947) Heidegger lega l' affermarsi della tecnica a quello del dominio del soggetto, il cui senso recondito è la volontà di controllo totale sull' ente.
Successivamente Heidegger (L’ abbandono, 1959) pare rivedere la propria posizione sulla tecnica: se quest’ ultima è l' essenza del presente, tra le maglie del controllo totale sull’ ente si dis-vela il senso dell’ essere nell' epoca della tecnica. Il discorso di Heidegger ha ancora un taglio ontologico: la tecnica non viene vista solo nel suo rapporto con l’ esserci, ma anche in se stessa come manifestazione-nascondimento dell’ essere, e quindi come l’ essenza stessa della nostra epoca in quanto epoké, sospensione nel darsi dell’ essere. Quindi una autentica (nel senso heideggeriano) interrogazione filosofica non può essere posta contro la tecnica, pena il precludersi del pensiero alla comprensione del senso dell’ essere nell’ epoca della tecnica. L’ inquietudine che la tecnica moderna suscita nel filosofo viene positivamente assunta come ‘apertura al mistero dell’ essere’.
 
commento
il possesso dell’ente è proiezione in esso della fonte creata e prima creatrice [di salvezza]. Il nulla evocato dal nichilismo serve per salvare l’uomo dall’inferno. quindi, paradossalmente, il nichilismo è una forma di salvezza. L’uomo occidentale teme il nulla, ma riesce a vivere. La previsione dell’inferno invece non fa vivere:
 
1.] il credente è un uomo superficiale, perché crede nell’inferno, ma non ha idea di cosa sia l’inferno e di cosa e chi sia un Dio che può infernalizzare [l’intuizione della profondità ma soprattutto dell’eternità della pena infernale produce immediatamente un ritirarsi della mente da tale pensiero: sperimentarlo dà le vertigini e fa sperimentare uno stato immediato e invincibile di angoscia come disturbo psicoanalitico;
2.] l’a_teo crede di essere più coraggioso del credente, accusato di avere bisogno di Dio per vivere, ma non sa che …
 
a.] il vero pericolo non è il mondo ma Dio stesso, e si inizia a difendersi da tale pericolo iniziando a conoscerlo;
b.] credere è più coraggioso che non credere, perché chi non crede teme il nulla, mentre è più coraggioso affrontare l’inferno.
 
la perdita del senso dell’essere è la caduta dall’eden, che fuori di metafora è il rapporto ambivalente verso Dio e la fonte [rapporto edipico, totemico (aggressività) e prometeico (invidia)_], fonte che viene proiettata nell’ente [la “cosa”], il cui rapporto col nulla sconta appunto tale ambivalenza [annullare significa introiettare]. L’a_teo è come Crono che tiene Dio dentro di sé e non lo fa uscire da sé.
il dominio dell’ente è la transustanziazione: trasformare l’ente in Dio.
 
... Emanuele Severino
Tra i prosecutori della riflessione heideggeriana sulla tecnica occorre nominare Emanuele Severino, il quale si muove all' interno della prospettiva ontologica e della distinzione essere-ente. La lettura dell' Occidente come nichilismo ed il tentativo di un pensiero post-metafisico sono esigenze condivise da molta filosofia contemporanea. In Severino queste istanze si legano strettamente al tema della tecnica. Nel recente saggio sulla tecnica Severino scrive "La storia dell' Occidente é il progressivo impadronirsi delle cose, cioè il progressivo approfittare della loro disponibilità assoluta e della loro infinita oscillazione tra l' essere e il niente...in esso resta pertanto celebrato il trionfo della metafisica" (Techne, Milano 202, p. 257). Tale progetto è totalizzante e totalitario, poiché tende a cosituire come ente tecnico l' uomo stesso: "La civiltà della tecnica...si é già incamminata verso la produzione dell' uomo, della sua vita, corpo, sentimenti, rappresentazioni, ambiente, e della sua felicità ultima." (ibid.) L' aspetto totalizzante della tecnica va a costituire l' orizzonte ontologico entro cui qualsiasi azione, anche rivolta contro la tecnica, non può mai porsi comunque del tutto al di fuori di essa: ""E' all' interno di questo progetto produttivo-distruttivo che si realizza ogni preoccupazione mirante a non rendere disumana la civiltà della tecnica" (p.256).
 
commento
il trionfo della metafisica è il trionfo del Logos che manipola l’ente in quanto cristo è [anche] [parte della] la tecnica [ulteriori determinazioni su Severino seguono in altro paragrafo]. 
 
... Il secondo Novecento
La Scuola di Francoforte, a partire dalla Dialettica dell’ Illuminismo (1947) di Horkheimer e Adorno, porta allo scoperto la volontà di dominio e di sfruttamento che muove la Ragione illuministica portandola a piena realizzazione nella società capitalistica e ipertecnologica. In questo modo la lettura della tecnica come nichilismo viene ad unirsi ad una critica della società capitalistica che attinge a Marx e Freud. Ne L’ uomo a una dimensione, fortunato best-seller di Herbert Marcuse (1964), la tecnologia viene presentata come l’ essenza totalitaria del capitalismo, che opera attraverso la manipolazione dei bisogni umani da parte del potere costituito. Così la tecnica, da sempre identificata con il progresso e trasformazione sociale, viene al contrario vista come strumento di conservazione dello status-quo. Su tutt’ altro versante si pone il movimento cyber-punk il quale, a partire dagli anni Ottanta, assume le tecnologie digitali e la realtà virtuale come ‘luoghi’ di una possibile liberazione politica e sociale, come nuova agorà nella quale possano svilupparsi un pensiero ed una pratica sociale alternativi rispetto al sistema capitalistico: non più liberarsi dalla tecnica, ma attraverso di essa. In tal modo il movimento cyber-punk oltrepassa la alternativa tra tecnologia come alienazione/ come liberazione, proponendo una sorta di 'iper-alienazione' la quale, in una sorta di rovesciamento dialettico, libererebbe l' uomo dalla alienazione medesima attraverso la tecnica. Di fatto, e al di là delle teorizzazioni di 'guru digitali' come Nicholas Negroponte o William Gibson, la tecnologia digitale é oggi uno strumento elettivo del movimento no-global, i cui membri comunicano tra loro ed imbastiscono iniziative sociali e politiche tramite il tam-tam di Internet, dei suoi blog e dei suoi gruppi di discussione. Viene così a realizzarsi nella pratica almeno una delle profezie del '68, la nascita di quei 'gruppi informali in fusione' nei quali Sartre e il già citato Marcuse vedevano una alternativa veramente rivoluzionaria rispetto alla oramai obsoleta forma del partito politico.
 
commento
questo paragrafo dovrebbe precedere quello su Severino, che chiude la questione della tecnica, ma in realtà andrebbe bene anche così, perché Severino sottovaluta la questione della tecnica come potere umano, economico e politico. Tale questione è essenziale per capire la “personificazione” della tecnica, per la quale i demoni si proiettano nelle macchine [come nella bambola della bambina], uscendo dall’uomo. inoltre, che l’uomo [in cristo] domina la tecnica, così alcuni uomini dominano il processi della globalizzazione. anche lo stato_epistemico deve dominarli [guidarli e condurli al tramonto], perché come la tecnica è in funzione di cristo, così la tecnica deve essere al servizio di ogni uomo.

ulteriori determinazioni sull’essenza dell’istituzione ecclesiale e statale [essenza della chiesa e dello stato:
proposizioni vicine all’essenza della tecnica, della chiesa e dello stato]

 
ha detto a Bologna il Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano [riferimento crono_storico: 21 febbraio 2007] quanto segue [si riporta articolo del Corriere della Sera]: “Per quanto legittimi e importanti siano anche i canali del conflitto sociale e delle manifestazioni di massa e di piazza, è fuorviante la tendenza a farne la forma suprema della partecipazione e, retoricamente, il “sale della democrazia”: qualunque tema e problema deve trovare la sua misura nelle istituzioni elettive e nelle relative sedi di decisione democratica perché solo così si rispetta l'essenza della democrazia come governo …” .
[http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2007/02_Febbraio/21/napolitano.shtml”].
 
in base a tale proposizione si è potuto avvicinarsi all’essenza dell’istituzione, forma simbolica della tecnica, integrando le determinazioni speculative del paragrafo …/m170.html_[].
si raggiunge un’essenza se si spiega cosa sia un’ipostasi nella realtà necessaria. se lo stato è anche il poliziotto, cioè la tecnica [organica = verbo] come matrice che, dando forma al caos della devianza e dell’illecito della possessione demoniaca e della pulsione anti_legislativa [reato], così esercita su tale magma caotico la coercizione come plasmazione del comportamento richiesto dalla legge [nel loro inconscio, gli uomini sanno che c’è lo stato e così si percepiscono protetti e nel contempo positivamente controllati e coattati dalla potenziale suggestione della tentazione all’illecito], come può darsi un “poliziotto” in paradiso ? come può cioè la tecnica ecclesiale e statale agire sul caos anche in paradiso, affinchè l’essenza dello stato come plasmazione del comportamento sia un’essenza eterna ?
la risposta è positiva e immediata: come parte del meccanismo del libero arbitrio e della volontà divine, in essi c’è il caos, posto nel profondo dell’inconscio di Dio. la tecnica si è detto serve a Dio per due ragioni:
 
1.] solo per la conservazione dell’identità, ovvero sussistendo come ponte separatore tra Dio e l’esistenza;
2.] per il controllo della realtà a livello di realtà virtuale e sogno [realtà onirica];
3.] … si aggiunge ora anche per il controllo del caos, infatti …
 
… la prima tecnica, che sta al di sopra di ogni altra forma della tecnica, è il linguaggio, scritto e parlato [appunto, la Bibbia è forma della tecnica, così la Parola = verbo = episteme], e il linguaggio è l’essenza del diritto, ecclesiale e statale, essendo il diritto il software [sia detto questo in senso non metaforico] per il funzionamento della macchina hardware istituzionale [istituzione = simbolo di una macchina]. e poiché il controllo nasce come volontà di controllo, e la volontà è libera perché anche appoggiata sul caos [posto nel cuore infernale dell’inconscio della mente di Dio], questo controllo si serve di un linguaggio matrice = verbo, per dare forma e quindi volontà al caos della libertà [caos eterno che solo adesso è, per gli uomini, demoniaco]: questa è l’essenza dell’istituzione: la piazza e la manifestazione popolare sono segni del magma caotico della volontà, cui l’istituzione dà ordine, sovrap_ponendosi epi_stemicamente ad essa, o per ascoltarla e darle forma in una legge o [ad esempio, in uno stato ingiusto] per reprimerla.
I vescovi e i politici gerarchi [e i poliziotti/militari] impersonano il verbo_macchina_robot [= diritto: codice di diritto canonico; codice di diritto epistemico] , che dà forma [umana] al caos della volontà e della libertà, allo scopo di controllare la tecnica e la realtà manipolabile.

determinazioni conclusive sull’essenza della tecnica secondo la concezione di emanuele severino/il modo corretto di rapportarsi alla demonologia/commento all’articolo di ernesto galli della loggia apparso sul corriere della sera in data 8 marzo 2007/testo unitario
 
se il cristianesimo promette la felicità eterna dopo la morte, perché la tecnica la vuole ora ? severino dice che la tecnica vuole violare l’inviolabile, e parla di follia del divenire. questa è dunque l’essenza della tecnica intesa secondo severino [epistemizzazione]: quella che deve oltrepassare il principio di non contraddizione, affinchè non ci sia alcun limite al potere della tecnica, che serve a satana a uscire da dove si trova e a salvarsi dal destino che lo attende. satana fa apparire la civiltà della tecnica, perché nel grande fratello [mass_media] appaia cristo [verbo = informazione], che unicamente solo avrebbe il potere di salvarlo, ma in realtà per il principio di non contraddizione non può salvarlo, per questo il progetto della tecnica di severino è follia, ed è efficace solo come sogno: la tecnica [e le televisioni] come oppio dei popoli: esso è follia, la presunzione che non esistano limiti al potere della tecnica, perché satana deve oltrepassare il limite del suo destino: il "muro di pietra" [titolo dell'ultimo libro di severino], che per severino è l’episteme, per satana è il muro del suo carcere [Gd 6]. come negli ultimi tempi gli uomini creeranno gli ovuli genetici per l’incarnazione degli angeli, che sono gli angeli_colombe, grandi come città, che usciranno dalla piramidi, così i demoni vorrebbero uscire ora da dove si trovano, tramite la manipolazione genetica, e poiché non possono, escono proiettivamente nelle macchine, nei robot, nelle bambole delle bambine e del grande fratello mass_mediale e quindi nei personaggi televisivi [gli uomini di spettacolo e di successo riproducono i santi], e infatti un uomo che lavora alla catena di montaggio prova estasi, essendo assoggettato a oniricità demoniaca. la civiltà della tecnica crea le macchine e l’interfacciamento reale/virtuale, perché in esso il demonio possa uscire dal suo carcere [Gd 6], placando l’angoscia.
Il cristiano, consapevole di essere fuso con un organismo [macro_organico: cosmo_lucifero e cosmo_satana], che prova angoscia [la quale è sperimentabile direttamente nell’esposizione alle fobie (vertigini, aracnofobia, ecc.) e nella visione dei film horror], deve vivere senza pensare al demonio, ma in armonia con la natura, usufruendo della misericordia di dio anche per usufruire di ogni piacere della vita, anche del peccato e abbondantemente del peccato. Il super_uomo è colui che sa vivere questo difficile e sereno equilibrio. non si mostreranno le dimensioni universali di cosmo_satana, come la sessuologia cristologica anche la demonologia non è necessario evidenziarla in questa sede. riguardo all’articolo di ernesto galli della loggia, egli scrive: “[la cultura occidentale come …] universo … postcristiano”. che cos’è il post_cristianesimo [che è un sogno] ? è questo: dice la scrittura: “non vidi alcun tempio, perché il Signore era il tempio” [Ap 21, 22]. L’uomo crede di essere già nell’al_di_là [il trapasso epocale del 2000 è stato inconsciamente vissuto come trapasso mortale e risurrezione], e nell’al_di_là non c’è più bisogno delle strutture liturgiche di salvezza. c’è la tecnica, ma inerziale e non più penitenziale: “post” significa “dopo al_di_qua”, essendo già nell’al_di_là. dice il Card. Ruini: “svegliatevi”, cioè uscire dal sogno. ma l’umanità non potrà voler affidarsi al clero, se questo non stabilizzerà uno stato forte e anche idolatrico, necessariamente tale, che cioè renda culto ai politici [classe dirigente dei partiti, sottratta al voto popolare], come agli stessi santi, perché sia dato sfogo all’idolatria demoniaca e al peccato del popolo, per la liberazione esorcistica di esso dal demonio, causa della divisione tra gli uomini, ripresa dai telegiornali per addormentare l’uomo occidentale, nel cui sogno viene ad essere placata la sua angoscia, e quella di satana e dei demoni. il modo in cui il clero parla di satana è ancora inadeguato, perché il demonio struttura positivamente la personalità e l’identità degli uomini, e tutto il sogno del processo storico [divenire storico_epocale], per cui ogni discorso sul demonio è “urtante” per la sensibilità dell’uomo [che definisce se stesso “moderno”, e “contemporaneo”, cioè già in paradiso, eterno presente]: lo stato deve appropriarsi della demonologia, affinchè ad esempio nelle parate militari di tutti gli eserciti del mondo, nella simulazione delle guerre del passato, e nella celebrazione da parte dei politici delle liturgie della tecnica, possa proiettarsi il demonio, e così uscire dall’uomo e liberarlo dalla possessione.